Saluti, escuelita e una digressione sull’armetagnol

Stamattina una timida carovana di internazionali s’è mossa dalla casa. In combi, a piedi, in taxi siamo arrivati, mescolati a tanti altri, alla registrazione per l’escuelita zapatista e l’emozione era decisamente palpabile. Negli sproloqui e nei silenzi, nei desiderata e negli scongiuri, nella liste delle compere e delle faccende da ultimare per tempo, all’Univeridad de la tierra si respirava il senso di una cosa grande, da farsi insieme.20131220_142113

Qui mi tocca una variazione dal tema. La ricchezza di sfumature degli internazionali di lingua spagnola e la traballante conoscenza della lingua di tutti gli altri (mi fregio d’essere tra i leader di questa seconda fazione) ci hanno portato nell’arco di una settimana di vita comunitaria a coniare un’improvvisata, mutevole e divertente lingua d’incontro: l’armetagnol. Ponete sul fondo della scodella un impasto di argentino e messicano, aggiungete un pizzico di aleman e mescolate il tutto con una spolverata di italiano. Prima di infornare non dimenticare di guarnire con dello spagnolo doc. L’armetagnol e’ un esperanto popolare creativo, la chiave per comprendere qualunque discussione, dall’anticapitalismo agli ingredienti dei tamales. E’ la mezcla che ci accompagna fino alle porte del Cideci.

Tutto comincia con una mezz’ora di ritardo ma l’organizzazione è scientifica: documenti, chiave di identificazione, 1kg di riso e uno di fagioli come dote personale, la quota per i materiali di studio e i trasporti, il cartellino personale con il caracol di riferimento bene in vista. Quando l’attesa trova fine è una vera liberazione e qui le notizie sono due: la partenza è anticipata di un giorno, quindi se dopo questo post scatta un silenzio di fine anno non vi preoccupate che, giorno piu’ giorno meno, torniamo per il brindisi; la seconda cosa è che domani il team si separa. Andrea andrà nei pressi de La Realidad e io dalle parti de La Garrucha, due mete nel cuore della selva tra le più lontane da San Cristobal, nei pressi del confine guatemalteco. A ben vedere non ce l’aspettavamo, non ci avevamo pensato troppo, ma sta nello spirito della scuola di vita zapatista l’immersione integrale nella vita di comunità..allora quale modo migliore?

In ogni caso fino ai caracoles di riferimento (forse, mica si sa per davvero) faremo il viaggio con altri internazionali che abbiamo conosciuto qui a San Cristobal. Ora è tempo di ritirare panni e confrontare amache con improvvisata e seriosa perizia. E’ tempo di salviette per bimbi, zaini carichi e sbirciatine ai quaderni di studio freschi di stampa. Riuscite a vederlo pure voi no? Nemmeno il tempo di capire che e’ già tempo di partire.