IL RACCONTO DEL SECONDO GIORNO DEL FESTIVAL L@S ZAPATISTAS E LE COSCIENZE PER L’UMANITA’

Torniamo al Cideci per il secondo giorno del festival convocato dagli e dalle zapatiste. Centinaia di donne e uomini fin dal mattino riempiono l’auditorium, bancarelle con cibi, bevande e materiale d’informazione sono il contorno naturale per un evento che porta a dover mangiare, bere, e passare il tempo nei momenti morti. 

Sono quattro le sessioni d’incontri. A differenza del primo giorno le parole dell’EZLN arrivano alla fine.

A tenere banco sono le domande. Perchè le alunne e gli alunni zapatisti quando non ci si trova nelle riunioni plenarie possono fare domande. E le domande sono tante, riempiono e danno il tempo delle due sessioni centrali. Domande circostanziali e precise che spesso mettono in difficoltà il relatore. Dietro ai passamontagna occhi attenti guardano slide, e orecchie tese ascoltano le parole delle scienziate e degli scienziati che portano il loro sapere a questo nuovo incontro e tappa dello zapatismo. Ci viene detto che i 200 “delegati” incapucciati avranno il difficile compito di trasmettere ciò che hanno appreso, e anche quello che non hanno appreso, alle proprie comunità di riferimento. E così gli scienziati e le scienziate non possono pensare di parlare solamente a qualche centinaia di persone, ma alle diverse migliaia che vivono i territori ribelli zapatisti.

“Le comunità indigene zapatiste, rappresentate qui da questi 200 trasgressori dello stereotipo dell’indigeno che regna nelle destre e nelle sinistre istituzionali, non concepiscono questo incontro come un evento unico. Per farmi capire meglio: non è avventura passeggera. Loro, i popoli zapatisti, si aspettano che questo primo incontro sia l’inizio di una relazione stabile e duratura. Si aspettano di stare in contatto con voi, e mantenere uno scambio continuo d’informazioni”. Cioè come dicono le popolazioni di qui “che questa non sia la prima ma nemmeno l’ultima volta”.  Dice l’alchimista SupGaleano nel suo discorso.

Prima di lui, nelle sessioni generali, hanno preso parola il filosofo Alejo Stark, il Dr. Claudio Martínez Debat, il Postulante del Dr. Luis Fernando Santis EspinosaDott.ssa, Kristen Vogeler, la Dott.ssa. Mariana Benítez Keinrad e la Dott.ssa Tatiana Fiordelisio. I caffè e i tè del Cideci riempiono le mani dei partecipanti, e diventano una scusa spesso per fare qualche passo a piedi e ragionare, senza il rumore di fondo degli interventi, sulle parole e le analisi che ci vengono proposte.

Sarà un tameles con maiale e chili a riempire lo stomaco a pranzo. Al primo morso il piccante sale fino quasi al cervello, “maledetto il giorno che sono venuto in Messico” è uno dei primi pensieri acidi che spingono giù il peperoncino. Dopo tutto resta più facile e un buon succo di frutta da il giusto refrigerio alla bocca.

Tanti gli spunti che arrivano dagli accademici, uno forse banale, mi ha colpito più di tutti “nello scontro oppressore/oppresso non intervenire non significa essere neutrali, ma stare dalla parte di chi opprime.” Come dire che la scienza si prende anche il tempo per ragionare su questioni meno tecniche e più generali.