Inaugurazione e primo giorno del Festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il Capitalismo

Sarà una festa che ci farà vincere il capitalismo. Ecco forse non sarà così, però è una festa che da l’inaugurazione ufficiale al primo festival mondiale delle resistenze e delle ribellioni contro il capitalismo.

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Ci troviamo nella comunità di San Francisco Xochicuatla, vicino a Toluca, comunità che lotta contro la costruzione di un’autostrada che avrà come magica eredità per questa piccolo borgo quella della distruzione di boschi e campi di proprietà collettiva. A differenza di tante altre lotte territoriali quì a San Francisco sono tantissimi i giovani che difendono la terra. Questi stessi giovani sono studenti universitari e così si vivono gli spazi urbani e rurali parimenti. E sono questi stessi giovani che ci raccontano che non hanno nulla contro il progresso, ne tantomeno hanno il mitismo dell’indigenismo. Ci raccontano che semplicemente nascono indigeni e non se ne vergognano, essere indigeni non significa rifiutare il progresso, significa avere una precisa cultura che non si vuole mettere cancellare ne mettere in discussione. Ci dicono che rifiutare un’opera non è rifiutare il progresso. Progresso non significa devastare territori per fare opere inutili.

Hanno tutti internet e smartphone, alcuni hanno televisione e macchina, si vestono come si vestono molti ventenni nelle metropoli di tutto il mondo.

Xochicuatla è anche la comunità di provenienza di Daniel Ruiz il compagno che morì di ritorno dal caracol della Realidad il giorno seguente il tributo a Galeano.

Non poteva essere altro il luogo d’inizio di questa inedita iniziativa politica targata EZLN e CNI che ambisce ad attraversare il Messico provando ad unire le lotte indigene ed urbane di tutto il mondo.

La mattinata del primo giorno del festival è stata chiusa dalla lettura di due racconti scritti da un collettivo di bambini della comunità, il collettivo si chiama “piccola guerriglia Xochicuautla” e fa capire come qui le lotte locali vivono di una dimensione molto differente dalle nostre, qui la lotta fa i conti con pratiche repressive lontane dalla storia, con omicidi inventati per arrestare persone scomode e in generale con durissime e lunghissime forme dententive per gli attivisti politici.

Grande importanza ha la vicenda dei 43 studenti di Ayotzinapa. L’EZLN ha deciso di cedere la parola proprio ai genitori degli studenti della Scuola Rurale del Guerrero poiché non essendo aderenti al CNI non avrebbero potuto intervenire.

La storia di Ayotzinapa ha attraversato tutto lo stato Messicano, centinaia di mobilitazioni organizzate in quasi tre mesi di “sparizione”. La dimensione urbana è stata la vera protagonista di questo movimento che non sembra avere uguali nella recente storia del paese.

Proprio questa dimensione urbana sembra dimostrare che la dicotomia rurale-urbano è superata nella realtà devastatrice del capitalismo ma troppo spesso i movimenti non sembrano accorgersene e, allo stesso tempo, la scelta dell’EZLN di cedere la propria parola ai genitori dei 43 non solo conferma questa lettura ma allo stesso tempo ne diventa esempio: far parlare una realtà rurale che ha invaso l’urbano.

Davanti al palco ci sono 43 sedie, numerate e vuote. Anche questa scelta denota come la scomparsa degli studenti di Ayotzinapa oggi sia l’elemento centrale delle lotte sociali in Messico.

Dopo la festa dell’inaugurazione è iniziata la compartizione tra il CNI, gli aderenti alla Sexta nazionale ed internazionale e tutti i partecipanti. Tanti interventi, tra gli altri anche Alberto Patishtan (uno degli storici arrestati politici) accolto con un pò di sorpresa dal sottoscritto visti i problemi scaturiti per alcune sue scelte dopo la liberazione e le conseguenti prese di distanza di alcuni movimenti sociali, e la tribù Yaqui dello stato di Sonora.

Fino a domani, martedì si sta qui a San Francisco Xochicuautla e poi si torna a Città del Messico per poi scendere a sud.

Il primo festival Mondiale delle Resistenze e delle Ribellioni contro il capitalismo è iniziato.