IN CHIAPAS LA VIOLAZIONE DEI DIRITTI UMANI E’ SISTEMATICA E CONTINUA, SECONDO IL FRAYBA

“Gli abitanti stanno subendo violazioni multiple dei diritti umani, per di più viene destrutturata la vita comunitaria e regionale. Una strategia di lungo corso in Chiapas per neutralizzare esperienze di organizzazione autonoma, inserita in un nuovo contesto nazionale generato dalla violenza del crimine organizzato”

L’informe del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, Los Caminos de la Resistenzia, dice così.

E’ stato presentato lunedì 19 dicembre a San Cristóbal. Sono Marina Pagés, coordinatrice del Servizio Internazionale per la Pace, Ana Valadez Ortega, fondatrice del Centro studi per il cambiamento del campo in Messico, Rafael Landerreche Morín, fondatore del Gruppo Pastorale di Chenalhó e Marcelo Pérez Pérez, parroco di Simojovel e coordinatore della Pastorale Sociale della Provincia del Chiapas ad intervenire assieme a Pedro Faro Navarro, direttore del Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas A.C.

La violazione dei diritti umani nello stato del sud-est messicano percorre cinque differenti strade:

1- estrazione di ricchezza dai territori e grandi opere, 2- sgomberi nel contesto della “guerra al narcotraffico”, 3- opera di discredito nei confronti di chi opera nel mondo della difesa dei diritti umani, 4- il conflitto armato e la violenza generalizzata 5- la cancellazione della memoria e della giustizia.

Nel lungo e complesso lavoro operato dal FrayBa possiamo leggere “In chiapas l’aumento della violenza ha avuto la finalità di neutralizzare la lotta zapatista e rendere più difficoltosa la solidarietà tra la popolazione. Sono stati la presenza e il controllo dell’esercito a generare tutto questo. Siamo arrivati al numero record di sette soldati per ogni due militanti zapatisti e 20 soldati per ogni miliziano dell’EZLN…..Tra il 1994 e il 2000 lo stato messicano ha messo in moto il progetto “Campagna Chiapas 94” creando gruppi paramilitari e delegando a loro l’uso della forza e della violenza…..In Chiapas continuiamo ad essere testimoni della presenza di una stessa strategia, cambiano le tattiche ma l’unico obiettivo in atto è dividere, disarticolare e disorganizzare i movimenti sociali. Lo stato messicano non solo ha fallito nel suo dover proteggere e garantire i diritti umani, ma ha anche creato e appoggiato i gruppi paramilitrai che hanno generato crimini di lesa umanità pubblicamente denunciati più volte”.

Come dire che 22 anni dopo l’inizio della rivolta zapatista il panorama in Chiapas non è migliore, la sistematica violazione dei diritti umani colpisce le comunità zapatiste e non solo. L’”informe”in 141 pagine descrive minuziosamente i diversi casi seguiti dal Centro dei Diritti Umani fondanto da Don Samuel Ruiz, è importante strumento di denuncia che racconta nuovamente come la violenza contro le popolazioni indigene, e povere, del Messico vive in una sorta di stato d’eccezione permenante fatto di inpunità e aggressioni.