ACTEAL 20 ANNI DOPO

Il 22 dicembre 2017 saranno 20 anni dal massacro di Acteal. L’incursione paramilitare che portò all’omicidio di 45 persone e l’inizio del fenomeno dei desplazados. Il 20-21 e 22 dicembre nella comunità si svolgerà un festival culturale e una processione per ricordare la strage. Intanto la pressione paramilitare e la violenza di stato tornano a battere negli intorni della comunità e altri 5000 desplazados tornano a raccontare il conflitto stato-comunità mai sopito e mai risolto. Per affrontare la questione abbiamo realizzato una doppia intervista con Pedro Faro, direttore del Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomè De Las Casas, e Guadalupe Vazquez, portavoce della società civile Las Abajas e consejal del Congresso Indigeno di Governo.

Buona lettura

 

Cosa resta in sospeso sul massacro di Acteal, cosa sappiamo e cosa lo Stato messicano ha intenzione di affrontare, discutere e risolvere?

 

Pedro – Quel che resta in sospeso del massacro di Acteal è che non è ancora stato determinato il fondo della questione. Quel che speriamo sia noi, sia la società civile de Las Abejas, è che si affronti il fondo della questione. Come hanno detto i Las Abejas: non vogliono un accordo con lo Stato, perché il popolo ha deciso che non vuole una soluzione amichevole. Il caso passa alla Corte Interamericana che ha giudicato lo Stato messicano per il massacro. Malgrado questo, c’è il rischio che non vengano giudicati i responsabili intellettuali del massacro, quegli stessi che sono stati denunciati in modo chiaro dalla società civile dei Las Abejas, come i paramilitari,gli autori materiali, che sono stati liberati dalla Corte di Giustizia. Questa è una delle cose che rimangono in sospeso e che fanno parte dell’impunità dello Stato messicano.

 

La prossima domanda è per Guadalupe. Cosa significa per te e per le personne di Acteal vivere con il ricordo del massacro e di quel che è successo 20 anni fa?

 

Guadalupe – Per noi fa parte della resistenza, da anni portiamo avanti una resistenza pacifica. Durante tutti questi anni dopo il massacro si è rinforzata molto l’organizzazione. Vivere con il ricordo del massacro per noi significa forza, lotta, resistenza ed esigere la giustizia e che fatti del genere non si ripetano. È qualcosa di molto forte per noi ricordare il massacro, non dimenticare i nostri martiri, ma è anche un modo di continuare a resistere, affiché non diventi un altro massacro che finisce nel dimenticatoio. È quel che vorrebbe il governo: occultare i fatti di Acteal, che siano dimenticati. Noi non vogliamo permetterlo, per questo portiamo avanti la memoria, ricordiamo i morti. Non è facile dimenticare e fare come se non fosse successo nulla. 

 

Com’è la vita adesso ad Acteal?

 

Gudalupe – Abbiamo cercato di andare avanti normalmente con la nostra vita, anche se non è possibile avere una vita completamente tranquilla. È cambiato molto, non ci sono più i nostri genitori, non ci sono più i nostri fratelli e gli assassini sono i nostri stessi vicini e i vicini di casa dei nostri famigliari. E che dopo anni i paramilitari siano stati liberati e che siano qui intorno, è molto complicato e difficile per noi. Vedere le facce dei paramilitari, sapere che sono stati capaci di uccidere i nostri genitori e i nostri fratelli, sapere che non c’è sicurezza: hanno minacciato di tornare ad ucciderci, di uccidere i sopravvissuti e il governo li premia per uccidere le persone.

 

Ho visto che in questi giorni, vicino a Chenaló, c’è un nuovo caso di sfollati, si parla di 5’000 persone sfollate a seguito di uno scontro tra Chenaló e Chalchahuitán. Cosa significa questo 20 anni dopo Acteal?

 

Pedro – Abbiamo documentato 5’000 sfollati. La situazione degli sfollati ci ricorda l’epoca degli anni ’90, prima del Massacro di Acteal, quando diverse comunità e villaggi erano sfollati. È una situazione molto critica, di violenza estrema, che ha generato questo crimine di stato che è il massacro di Acteal. È quel che stiamo osservando come risultato dell’impunità dello Stato. Lo Stato non ha mai investigato la situazione degli sfollati, delle uccisioni e del massacro di Acteal, che ha rappresentato un fatto molto doloroso per il Messico, una ferita ancora aperta, rimasta impune perché non c’è stata giustizia. Quel che sta succedendo adesso è un riflesso, c’è continuità, le armi continuano ad esserci, i gruppi paramilitari sono attivi e il conflitto tra Chalchahuitán e Chenaló, che è un conflitto che dura da 45 anni, torna ad attivarsi. Gli sfollati della comunità di Chalchahuitán sono 5’000, ma ci sono anche parti di Chenaló che non appartengono ai gruppi armati che agiscono nella regione. 

 

Il 22 dicembre saranno i 20 anni dal massacro di Acteal. Cosa succederà quest’anno ad Acteal? Come saranno ricordati i fatti di 20 anni fa?

 

Guadalupe – A 20 anni dal massacro di Acteal stiamo preparando l’anniversario, anche per i 25 anni della nostra organizzazione, oltre che per i 20 dal massacro di Acteal. Stiamo organizzando un festival culturale che comincerà il 20-21 dicembre e si concluderà il 22 dicembre con la cerimonia tradizionale che facciamo ogni anno.

 

Ci sarà anche una marcia?

 

Gudalupe – Ci sarà una processione, come facciamo il 22 dicembre di ogni anno, sia con i fratelli dell’organizzazione, sia con quelli da fuori, per ricordare un anno in più d’impunità del massacro di Acteal.

 

Paco e Guadalupe, non ho altre domande, ma avete ancora spazio per aggiungere quel che pensate sia importante.

 

Pedro – La società civile de Las Abejas de Acteal a marzo ha lanciato una campagna, per i 25 anni di lotta, molto degna, che rappresenta un esempio per il Messico e per il mondo di richiesta di memoria, giustizia e verità e di resistenza nel loro processo di autonomia. Inoltre, a 20 anni dal massacro di Acteal, da questo crimine di stato, è particolarmente importante che esistano popoli come questo,  che ci facciano da specchio, che continuano a lottare, esempio di dignità, come la società civile de Las Abejas, che costruisce un altro modo di fare giustizia, memoria e di ricordare. Invitiamo tutti gli ascoltatori a visitare la pagina de Las Abejas e a leggere i documenti e video in cui riassumono questi anni di lotta.

 

Gudalupe – Vogliamo anche ricordarvi di aiutarci a mantenere viva la memoria. Abbiamo iniziato una campagna per creare una memoria collettiva, per dare visibilità ai fatti di Acteal, affinché non siano dimenticati e non si ripetano. Vorrei anche ricordare che Las Abejas è un’organizzazione pacifica, che lotta a partire dalla propria fede, dalle proprie credenze e tradizioni. Stiamo lottando in modo pacifico per la vita, per la terra, tramite il dialogo, non con la lotta armata, ma lottando pacificamente. Per noi è una forma di amore per la vita: invece di odiare i nemici, chiediamo il dialogo, vogliamo la pace per tutti, non solo per l’organizzazione, ma per tutti.