#8Emx Dalla piazza a twitter..e ritorno

Sottotitolo: com’è che martedì ci siamo ritrovati al corteo degli anarchici in pieno centro città.

Non tirateci in mezzo nei simposi sull’uso politico di uno strumento di comunicazione che “sì”, si può usare in forme non convenzionali ma che “no” non è neutro a parture dal suo scheletro progettuale.
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Il fatto è che oggi era il nostro secondo giorno a Città del Messico ma soprattutto l’ultimo prima del ritorno all’ovile, così dopo la UNAM e il Museo della Rivoluzione passiamo dalla casa base per un attimo di descanso. Pioviginava pure.

Insomma approfitto del wifi per scaricare la posta, salutare qualcuno, rassicurare famigliari, cose così. Ah, certo, do un’occhiata alle notizie con lo sguardo trepidante sulla scritta “rilascia per aggiornare” e subito dopo “caricamento in corso”.

Insomma lo schermo recita “un esagerado despliegue policiaco encapsulando la marcha en su totalidad”, l’autore è @YoSoyRed_ e non serve aggiugere altro perché decidessimo di andare a buttare un occhio mentre proviamo a capirci qualcosa. Inizialmente pensiamo, io pensavo, che la protesta si riferisse a tre a fermi eseguiti due notti fa ai danni di tre attivisti anarchici accusati di danneggiamento. Ok, non ci avevamo capito dal principio granché e c’è anche da dire che in Messico è vietato per legge agli stranieri fare poliica e, non ultimo, siamo a un passo dal ritorno a casa. Ripassiamo due o tre volte il concetto per riportare i nostri accaloramenti ad un’estetica più turistica..nei limiti del possibile.

Isomma si cammina rapidi per Isabella Catolica e ancora su Francisco I Madero in direzione dello Zocalo, ieri ho imparato che appena entrati in piazza si può scroccare un’altra connessione. Questa volta l’oracolo recita “Right now anarchist protest in #MexicoCity #Mexico LibertadPresosPoliticos freedom to political prisoners”, parola di @Global132. Avevamo capito che il tutto dovessse confluire allo Zocalo ma qui l’atmosfera è super serena e la militarizzazione quella tipica del cento storico di Ciudad. Il tempo di leggere gli aggiornamenti di @ComiteDH132 e @gdbuampol e pare di riconoscere il posto dove il corteo (che era partito piccino ma determinato) è completamente fermo è accerchiato da un numero incalcolabile di granaderos in assetto termonucleare. No, a dire il vero non lo riconosciamo bene bene, e sta storia della manifestazione sta già degenerando in un’impietosa caccia al tesoro. Con caparbia da rabdomante ritrovo una rete per scaricare qualche info in più: sono bloccati sotto l’hotel Hilton. In un lampo chiediamo info e siamo sulla rotta al solito passo svelto. “Una madre de familia pide la palabra en el medio de l’incapsulamento” (sempre @YoSoyRed_) e ricostruisco che il corteo non era affatto spontaneo ma s’inserisce in una quattro giorni d’iniziative. Mario Gonzales fu incarcerato nel DF lo scorso 2 ottobre in assenza di prove a suo carico, e nonostante un lungo sciopero della fame, resta detenuto in attesa di processo da mesi. Questa la storia riportata nel blog di supporto a Mario, il primo firmatario dell’appello è un certo Noam Chomsky. Mentre all’università di Buenos Aires  sventolano gli striscioni dei sodali (Mario è uno studente universitario della UNAM) qui a Città del Messico si preparava questa marcia per familiari e amici. Ecco spiegato il tweet sulla madre che parla nell’accerchiamento di polizia.

@DjVjGrrl denuncia il mancato rispetto dell’art 11 della costituzione mentre da @anonpublico scopro che il corteo era annunciato e la polizia aveva una mappa con indicato lo Zocalo come punto d’arrivo e il calcolo dei percorsi alternativi per il traffico automobilistico. Nulla di tutto questo avviene. Quando raggiungiamo la marcia, e per un’ora almeno, tutto resta bloccato ai piedi dell’elegante hotel. Cori per la libertà di movimento si avvicendano mentre il gruppo di una cinquantina (altri attivisti sono tagliati fuori dalla morsa degli agenti) è letteralmente circondato da 300 uomini in divisa. Fa impressione, il tam tam mediatico riproduce le immagini del blocco nero di giovani bardati e tutto attorno file di teste a forma di casco.

@Soy132mx incalza sulla forzatura dell’art.29 della costituzione (dopo che ieri ci eravamo a lungo ferrati sul 27!) ma questo lo ricostruisco solo ora ripercorrendo telefono alla mano tutto quanto vissuto in presa diretta, ai margini della piazza blindata. Andiamo avanti. Alle 18.20 @ComiteDH132 linka un interessante articolo che spiega come il sindaco, con la scusa di gestire le proteste dei maestri della CNTE, abbia limitato il diritto a manifestare in tutta l’area dello Zocalo in assenza di alcun dibattito pubblico sulla legittimtà di questa misura. Anche questa, a dirla tutta, la leggiamo solo molto più tardi. All’altezza del marciapiede osserviamo però sbloccarsi la situazione. Il serpentone sconfinato dei granaderos e auxiliares (scopriremo poi che il dispiagamento nella zona costava di ca. 750 uomini) si muove e il corteo riparte con un’unica bandiera e i cori rinvigoriti dal sapore della ritrovata libertà in direzione di Plaza de La Republica. Alle 18.57 l’abbraccio della legge si scioglie in prossimità dell’acampada permanente della CNTE, sempre ai piedi del nostro caro Museo della Rivoluzione (che tanto tra storie, sconfitte e riscatti, non si stupisce più di nulla). La voce gira in rete, noi facciamo il nostro pezzetto tramite #20zln.

Ora, come sempre in questi lidi, non c’è nessuna parabola con cui chiudere la storia. É successo che volevamo esserci e ci siamo stati. Volevamo raccontarlo e ci abbiamo provato. Riavvolgo e srotolo tutto nuovamente in queste pagine a sfondo bianco elettrico per vedere se viene fuori altro. Volevo giocare un poco pure su utilità e paradossi di una piazza virtuale di sicuro più ampia e nervosa di quella dove ci siamo catapultati questo pomeriggio..fatto. Tutto qui..o no?

Se vi resta della pazienza date giusto un occhio alla storia di questo ragazzo, Mario Gonzales (ricordate? Quello da cui è nato tutto..) è sempre in attesa di una libertà perlomeno pari alla nostra.