PUBBLICA, LAICA, GRATUITA E, ANCORA, COMBATTIVA: L’UNIVERSITA’ NAZIONALE AUTONOMA DEL MESSICO

Scendendo nel sud di Città del Messico, lungo la linea 3 della metropolitana, si arriva alla fermata “Copilco”. La stazione successiva si chiama “Universidad”. Entrambe vanno bene per andare alla UNAM, ovvero la più grande università del Messico e dell’intero Latinoamerica. Tanto grande da necessitare di 12 linee di autobus interne. Così grande da ospitare al suo interno lo Stadio Olimpico Universitario, già sede delle olimpiadi del 1968 e delle storiche proteste sul podio dei 200 metri piani maschili e del corpo libero femminile, che oggi è il campo da gioco de Los Pumas, squadra di calcio che milita nella massima serie messicana.

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Università Nazionale Autonoma del Messico è il suo nome dalla fine degli anni ’20.

Pubblica, gratuita e laica, oltre che uno dei luoghi di formazione di più alta qualità nel mondo.

Una città dentro la città. Un’Università che viene attraversata giornalmente dalla cittadinanza intera, perché per statuto è un luogo a disposizione della città. I parchi e gli stabili sono vissuti da chiunque voglia usufruirne.

La facoltà di Lettere e Filosofia è il cuore pulsante dell’attivismo politico dentro all’Università. Dal 2000 l’auditorium Justo Sierra è stato occupato e ha preso il nome di Che Guevara. L’auditorium è il più grande di tutta la UNAM ed è stato il luogo di riunione e di organizzazione di tutti i movimenti sociali che sono nati in università del 1968 in avanti.
Dentro alla facoltà si trova anche una caffetteria che vende caffè proveniente dalle comunità zapatiste, oltre che diverse sedi di collettivi.

L’attivismo politico attraversa facoltà, muri, discorsi e spazi dell’immensa città universitaria. Anche ben oltre il recinto di Lettere e Filosofia.

L’essere autonoma dallo stato ha garantito per anni una incredibile libertà nel campo della formazione e della ricerca, tanto da poter concepire uno stile di ricerca che non si ferma all’accademia ma che va ad influire sul reale.

La costituzione messicana sancisce, nell’articolo 3, che la scuola è pubblica, gratuita e laica per tutte e tutti i cittadini.

Per accedere alla UNAM occorre però frequentare due anni di scuola preparatoria. Se l’Università Nazionale Autonoma del Messico è uno dei migliori luoghi di studio del mondo non si può dire lo stesso della scuola pubblica messicana nei livelli precedenti. La scuola preparatoria è così molto impegnativa e diventa molto difficile da superare. Se quindi la scuola è gratuita e pubblica è anche vero che lo stato non investe realmente nella creazione di un sistema scolastico di qualità.

Si genera così una netta divisione, che si potrebbe anche definire di classe, tra chi nel paese può decidere di mandare i figli in scuole private di più qualità e chi invece non può. L’attacco all’educazione pubblica è così obliquo, non s’investe in scuole primarie e secondarie di qualità così da creare una forbice tra privato e pubblico cercando di creare luoghi di formazione di serie A e di serie B.

Occorre essere chiari e onesti: sono moltissimi gli studenti dell’UNAM che arrivano dal mondo della scuola pubblica, anche se in percentuale il mondo del privato resta favorito.

Molto altro è sotto attacco.

Se nel 1997 e nel 1999 si provò a colpire la gratuità dell’università, dal 2012 con il ritorno al potere in Messico del PRI e l’arrivo al potere di Pena Nieto si va ad agire una manipolazione, mai vista prima, dei ruoli universitari.

Si è iniziato cambiando il rettore per poi piano piano puntare a cambiare i diversi responsabili di facoltà e di gruppi di ricerca.

Così il PRI, ed i poteri che rappresenta, ha deciso di controllare direttamente l’UNAM. L’attacco alla libertà di ricerca e di formazione è palese. Il termine “autonoma” rischia di diventare vuoto e inutile. Molte voci, anche autorevoli, si sono levate contro quest’azione di centralizzazione del potere. Per ora sono state grida al vento.

Molte cose stanno cambiando e a gran velocità, partendo dall’eliminazione di percorsi di “protezione” dei ricercatori e delle ricercatrici. Chi indaga sul crimine organizzato non è tutelato più dalla UNAM. Un duro colpo alla libertà e possibilità di ricerca e denuncia.

La lunga storia dell’Università e dei movimenti di protesta nati al suo interno tornerà a battere il tempo della protesta e fermare, come nel 2000, quest’attacco?