TRADUZIONE DI UN ARTICOLO SULLA PROPOSTA DI EZLN E CNI: Il giorno che gli zapatisti hanno proposto ancora una volta di cambiare il mondo

Tratto da https://www.diagonalperiodico.net/global/31874-dia-zapatismo-volvio-proponer-cambiar-mundo.html – Traduzione di 20ZLN

Su proposta dell’EZLN è stata approvata durante il quinto Congresso Nazionale Indigeno (CNI), una consultazione con le popolazioni indigene per creare un Consiglio Indigeno di Governo e proporre una candidata indigena indipendente per le elezioni presidenziali messicane del 2018.

Marta Z. , San Cristóbal de las Casas (Chiapas, Messico)

ezln22

15/10/16

L’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) l’ha fatto di nuovo. Ha deciso che è giunto il momento che il Congresso Nazionale Indigeno (CNI) vada davanti e gli zapatisti restino dietro. Durante il quinto CNI ha lanciato una proposta “assurda” (con parole del Subcomandante Galeano), così strana che comincia a sembrare possibile: la creazione di un Consiglio Indigeno di Governo che, dal collettivo, sostenga una donna “che parli e sia nata indigena” come candidata indipendente alle elezioni nazionali del 2018. Come è già successo nel gennaio del 1994 con il sollevamento armato, l’EZLN torna a scuotere il paese e il mondo dal suo sonno, dalle radici della terra che sono le popolazioni indigene.

Riuniti per il ventesimo anniversario del CNI al Cideci-Unitierra di San Cristóbal de las Casas (Chiapas), hanno convenuto di mantenere il congresso in assemblea permanente vista l’importanza del tema da trattare. Il primo giorno del congresso, lo scorso lunedì 11 ottobre, in una sessione plenaria chiusa, sono state concordate le linee principali della proposta portata dalla delegazione zapatista al quinto CNI. L’idea è quella di rafforzare il processo organizzativo, di potenziare la forza politica del Congresso, di dialogare con altri settori poveri della popolazione e di riprendere le lotte dei popoli come settore centrale della politica nazionale.

Una proposta che deve ancora essere consultata nei villaggi, che sarà da discutere, ma che mira a smettere di pensare ai dolori della resistenza e pensare invece “alla possibilità dell’offensiva”. Parte della realtà che è stata analizzata fin dall’incontro sul Pensiero critico di fronte all’Idra Capitalista (2015) è che “ci stanno uccidendo”, “se non vinciamo moriremo”… sono state alcune delle voci che risuonavano tra il pubblico raccogliendo le esperienze dell’attacco frontale e sfacciato dello stato e delle multinazionali. Tutto questo è stato detto anche dal portavoce dell’EZLN, il Sub.Moisés, durante l’inaugurazione del congresso: “ORMAI NON CI RESTANO ALTERNATIVE, più che deciderci ad organizzarci noi stessi come popoli originari di campagna e di città… non abbiamo più alcun riparo.”

Questa era l’atmosfera attorno ai quattro tavoli dove si è discusso della depredazione, della repressione, delle ribellioni, delle resistenze; bilancio e proposte volte a rafforzare la struttura autonoma per il coordinamento dei popoli indigeni messicani che, in quest’occasione, compie vent’anni. Quel Congresso Nazionale Indigeno che lo stesso EZLN spinse dopo il tradimento del governo messicano ai negoziati nel 1995-1996. “È arrivato il momento di attaccare e di colpire il sistema dove fa più male: nella classe politica” di un paese profondamente classista e razzista a cui resta solo il dominio neoliberale di fronte ai principi dello zapatismo e del CNI: convincere e non vincere, proporre e non imporre, scendere e non salire, rappresentare e non sostituire, obbedire e non comandare, costruire e non distruggere, servire e non servirsi, unire e non isolare.

Convincere e non vincere

Una parte importante della proposta è sapere come trasmetterla. A questo scopo sono state concordate varie forme di sostegno per formulare bene le parole, per far sì che non si tratti si una “proposta per rovesciare un governo, ma che lasci tutti a casa”. Il coordinamento provvisorio del CNI ha insistito sul fatto che “non è una proposta elettorale, o di propaganda elettorale”. E va ricordato che i popoli indigeni organizzati hanno l’assemblea nella loro pratica quotidiana, la gestione comunitaria delle risorse e l’assunzione di voci collettive e connesse con l’ambiente e gli antenati. Si tratta di un soggetto politico molto diverso della società civile.

Anche da questa realtà l’interesse non riguarda candidati regionali o municipali, ma piuttosto l’idea di avviare un processo di consultazione tra le basi che possa accendere l’immaginazione, i vincoli e i percorsi possibili all’interno delle organizzazioni dei popoli originari: “che rompa con il sistema, non che lo ambisca”. “O forse concorderanno così e inizierà la raccolta firme. Una volta raccolte le firme vedranno che la forza ce l’hanno nel cuore e non gli importerà del/la candidato/a, vedranno piuttosto cos’è nato durante questo processo”, ha detto il Sub.Galeano in un discorso emotivo che è servito a chiarire le voci e a dissipare i malintesi di questa proposta che non ignora i processi di autonomia che vengono costruiti, ma dà loro un altro strumento per combattere.

Nessuna elezione, nessuna propaganda

L’intento è esplicito, non è il potere; quel che si cerca è proprio distruggere il potere. Con le parole di un compagno delegato dello stato costiero di Veracruz: “Non vogliamo più decidere per gli altri, e nemmeno che decidano per noi. Non vogliamo il potere, ma poter fare, che siano le nostre assemblee a governare”. Così è spiegato nel documento operativo del quinto congresso che recupera uno dei versi dell’inno nazionale messicano come titolo, ribadendo che la proposta non è solo per le popolazioni indigene, ma per tutte e tutti: “Ricordiamo che la nostra lotta non è per il potere, non lo cerchiamo; chiameremo le popolazioni indigene e la società civile a organizzarsi per fermare questa distruzione, a rafforzarci nelle nostre resistenze e ribellioni, vale a dire, nella difesa della vita di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni gruppo, comunità o quartiere. Per costruire la pace e la giustizia unendosi dal basso, da dove siamo ciò che siamo”.

La proposta di formare un consiglio indigeno di governo è qualcosa che non si limita a un individuo, ma punta piuttosto a una struttura organizzativa, una forza politica anticapitalista, dal basso e a sinistra. Un’altra politica, non una forza politica in più, non un partito: un’idea di sovversione in grado di “voltare del tutto la testa”. Ancora una volta.

 

 

Il tempo dei popoli

“Difficile da credere che sia arrivato il nostro momento, credevamo che sarebbe stato in un’altra vita, e invece ci è toccato adesso. Gli zapatisti sono stati così generosi da mostrarci un simbolo, una donna, una di noi, una donna del CNI tra le milizie (a Oventik, durante la celebrazione del 12 ottobre), trovandoci lì, faccia a faccia… se c’era qualche dubbio si è dissipato. Eccoci, ci siamo.” È stata la sensazione espressa da un delegato della mixteca poblana in un clima di confusione che è cresciuto verso l’ottimismo di chi si sente la possibilità di cambiare il sistema.

I popoli poveri e indigeni –secondo l’idea della (teologia della) liberazione, così importante a queste latitudini– sono portatori di un nuovo mondo che mette le vittime al centro. Così è nata, almeno in parte, questa proposta, “non ci sarà nulla per noi di ciò che vogliamo e che ci serve, nei partiti che ci sono già, o in quelli cosiddetti nuovi che verranno, perché sono tutti uguali”, ha detto il subcomandante Moisés in un auditorio affollato da più di un migliaio di partecipanti durante i cinque giorni del congresso. Ha parlato in mezzo al silenzio e l’emozione di chi si sente nascere –ancora una volta– qualcosa che può smuovere il cielo senza doverlo prendere d’assalto.

Ora è il momento del Congresso Nazionale Indigeno.

Che al suo passaggio tremi nel suo centro la terra.

Che nel suo sogno si abbattano il cinismo e l’apatia.

Che nella sua parola si alzi quella di chi non ha voce.

Che nel suo sguardo si illumini l’oscurità.

Che nel suo udire trovi casa il dolore di chi si crede solo.

Che nel suo cuore trovi consolazione e speranza la disperazione.

Che con la sua sfida si stupisca ancora una volta il mondo…

Subcomandante Moisés, Parole del CGRI-EZLN durante l’apertura del quinto Congresso Nazionale Indigeno.