Samir Vive. 527 anni di resistenza indigena. [galleria foto]

Il 12 ottobre è la data con cui in Europa si ricorda la cosiddetta ‘Scoperta dell’America’. Da questa parte dell’oceano si commemora l’inizio della resistenza dei popoli indigeni davanti al saccheggio e il genocidio della conquista. Quest’anno si contano 527 anni di lotta. Sì perché ancora oggi le multinazionali e le grandi imprese, europee e non, continuano a saccheggiare i territori e a sfruttare le risorse su cui fanno affidamento le comunità dei popoli originari. Dall’Amazzonia alle coste del Golfo del Messico, dagli appezzamenti di terra in Patagonia alle fonti d’acqua del Mesoamerica. I grandi imprenditori vedono profitti e speculazione dove i popoli millenari sono riusciti a mantenere uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e delle risorse naturali.

Quest’anno, il 12 ottobre, è anche la giornata di mobilitazione in memoria di Samir Flores, fondatore della Radio Comunitaria di Amiltzinko e leader dentro il fronte FPDTA che riunisce varie comunità dello stato di Morelo, Tlaxcala e Puebla che resistono per difendere la terra e l’acqua nei loro territori. Il 20 febbraio del 2019 è stato assassinato davanti a casa sua. Dieci giorni prima, il 10 di febbraio, si era esposto partecipando a una protesta durante un incontro del neo-eletto presidente Lopez Obrador che promuoveva un referendum locale a proposito della costruzione di una centrale termo-elettrica. Samir portava uno striscione con scritto che le comunità avevano già cancellato il progetto energetico perché dannoso per la loro salute e il loro territorio. Il presidente Obrador, salito in carica da poche settimane, aveva tradito le sue stesse promesse e assicurazioni fatte durante la campagna elettorale esprimendosi a favore della termo-elettrica ed etichettando come conservatori i detrattori dell’impianto.

Durante la mobilitazione internazionale lanciata dal Congresso Nazionale Indigeno, si è cercato di dare visibilità alle diverse lotte contro i mega-progetti che il nuovo governo propone come opportunità di sviluppo per le zone rurali del paese, tra cui il Tren Maya, il corridoio trans-istmico, il Progetto Integrale Morelos (di cui faceva parte la termo-elettrica criticata da Samir) e molti altri. A Città del Messico, la manifestazione è iniziata davanti al monumento di Cristoforo Colombo, simbolo dell’inizio del saccheggio e dello sfruttamento capitalista del territorio. Tra i cartelli e gli striscioni tanti riferimenti ad altre lotte per l’autonomia e la difesa della terra. Chi ricordava Berta Caceres e chi denunciava il caso del Lonko Facundo, combattente mapuche che si trova in carcere per il suo impegno politico. Tanta solidarietà alla resistenza kurda in Rojava e molti cori in sostegno del popolo ecuadoriano. Nell’attuale contesto continentale, le organizzazioni indigene sembrano essere la voce preponderante tra chi si oppone al modello extravvisita e neo-liberista, riuscendo a proporre un’analisi e delle pratiche di lotta che mettono in crisi gli interessi economici delle grandi imprese e per questo subiscono una repressione violenta, in alcuni casi, come in quello di Samir Flores, mortale.

IL MESSICO RICORDA IL 2 OTTOBRE 1968

By Giampa

La storia è rossa.

Il 2 ottobre è una data cruciale in Messico, ricorre il massacro di piazza delle Tre Culture del 1968. Più di 300 studenti uccisi dal fuoco dei militari durante una manifestazione contro la repressione dello stato che aveva mandato i soldati a occupare l’Università principale di Città del Messico.

Sono passati 51 anni, ma la ferita è tutt’altro che chiusa. Continua a leggere IL MESSICO RICORDA IL 2 OTTOBRE 1968

COMUNICATO DEL CNI-CIG E DELL’EZLN SUL VILE SEQUESTRO E SULL’UCCISIONE DEI COMPAGNI DEL CONSIGLIO INDIGENO E POPOLARE DI GUERRERO – EMILIANO ZAPATA. 

 Il Congresso Nazionale Indigeno, il Consiglio Indigeno di Governo e l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale, con dolore e indignazione, condannano il sequestro e l’uccisione del compagno consigliere nahua del Consiglio Indigeno di Governo José Lucio Bartolo Faustino e del delegato del Congresso Nazionale Indigeno Modesto Verales Sebastián, rispettivamente delle comunità indigene nahua di Xicotlán e Buenavista, entrambi promotori del Consiglio Indigeno e Popolare di Guerrero-Emiliano Zapata, organizzazione membro del CNI-CIG. Si tratta di un crimine commesso per mano di gruppi marco-paramilitari che operano nel municipio di Chilapa de Álvarez e che dispongono della protezione sfacciata dell’Esercito Federale Messicano, delle polizie statali e municipali.

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SAMIR VIVE, LA LOTTA CONTINUA!

PRONUNCIAMENTO DELLA TERZA ASSEMBLEA NAZIONALE DEL CONGRESSO NAZIONALE INDIGENO, CONSIGLIO INDIGENO DI GOVERNO ED EZLN.

Ai popoli del mondo

Alle organizzazioni e collettivi in resistenza e ribelli

Alle reti di resistenza e ribellione

Alla sexta nazionale e internazionale

Ai mezzi di comunicazione

 

A quasi 100 anni dall’assassinio del generale Emiliano Zapata, i popoli ayuuk, binizza, chinanteco, chol, chontal, guarijío, maya, mayo, mazahua, mazateco, mixteco, nahua, nayeri, otomí, popoluca, purépecha, raramuri, tepehuano, tlapaneco, tojolabal, totonaco, tzeltal, tsotsil, wixárika, yaqui, zoque e quichua (Ecuador) siamo qui riuniti per celebrare la Terza Assemblea Nazionale del Congresso Nazionale Indigeno e Consiglio Indigeno di Governo, nel dolore e nella rabbia per la guerra contro i nostri popoli e per l’assassinio del compagno Samir morto per difendere la terra ed il suo popolo. Dalla nostra assemblea nazionale mandiamo un abbraccio solidale e di lotta alla sua famiglia ed alla comunità di Amilcingo, Morelos. Il CNI-CIG e l’EZLN mandano un abbraccio solidale, e per noi il compagno sarà sempre una candela accesa.

Samir è stato ucciso dal regime neoliberale; non sappiamo se è stato il governo, gli impresari, se i loro cartelli criminali o se i tre insieme. Le offerte fatte da AMLO non a chi sta sotto, ma ai padroni del denaro e del potere e le velate minacce contro chi difende la vita, hanno gettato le basi per il vile omicidio. Questo, nel caso del nuovo titolare dell’Esecutivo federale, è la promessa di consegnare alle grandi imprese ed alle cupole militari quello che non sono riusciti a sottrarci il capitalismo neoliberale ed i suoi malgoverni che vanno e vengono. Agli impresari offre di mettere a loro disposizione la terra con la presunta nuova Legge di Sviluppo Agrario, per smantellare definitivamente la proprietà e l’organizzazione collettiva, chiamando “sviluppo” il furto sfacciato e la distruzione, minacciando militarmente le nostre comunità con la sua Guardia Nazionale e riconfigurando il nostro paese.

Quello che sopra chiamano “trasformazione” per la nostra gente ha sempre significato che noi ci mettiamo i morti in funzione degli interessi delle oligarchie e di chi detiene il potere, che sono sempre più pochi ma grandi, e che non smettono di vivere dell’oppressione, dello sfruttamento e della distruzione degli stessi di sempre.

La cosiddetta “Quarta Trasformazione” segue lo stesso percorso delle 3 precedenti, e se possibile anche con più brutalità e cinismo.

Nella guerra di Indipendenza furono gli sfruttatori locali, figli degli invasori europei coloro i quali presero il potere e si spartirono le nostre terre, cercando di rendere invisibile l’esistenza dei nostri popoli sulla base del discorso liberale che è il discorso del Potere proseguito fino ad oggi.

Con la Riforma le nostre terre comunali, per noi sacre, furono proscritte per consegnarle agli stessi saccheggiatori, le leggi di Riforma e le successive leggi sui terreni incolti e di colonizzazione favorirono la crescita delle grandi tenute sotto il regime di Porfirio Díaz.

Durante la Rivoluzione Messicana, mentre sopra si spartivano il potere politico, sotto, col nostro sangue, difendevamo ed irrigavamo la terra. Mentre Madero e Carranza tradivano ed assassinavano Zapata, i nostri popoli chiedevano un radicale e profonda trasformazione sociale ed agraria che non è mai arrivata.

Così, in ogni “trasformazione” sono cresciuti ed acuiti lo sfruttamento, la sottrazione, la discriminazione ed il disprezzo contro i nostri popoli.

Non abbiamo dubbi che questa nuova tappa di governo approfondisca il neoliberismo e l’integrazione forzata del nostro paese nell’orbita imperiale degli Stati Uniti, perché si è impegnato fedelmente a dare continuità alle politiche macroeconomiche dei governi precedenti, stabilendo un’austerità e restrizioni fiscali che non si vedevano dal governo di Miguel de la Madrid; garantendo l’autonomia della Banca del Messico, il rispetto degli investimenti stranieri e l’impulso del libero commercio. Va contro noi ed i nostri territori, è per lo sterminio dai nostri popoli ovunque ed a questo scopo lancia una guerra che oggi subiamo con lutto e rabbia. Da questa assemblea generale e nell’insieme dalle nostre sofferenze vediamo che è una guerra fatta di molte guerre che operano in maniera integrale, come se fosse una sola.

Francisco I. Madero, colui che tradì Zapata, oggi è il principale ispiratore del discorso del nuovo Esecutivo federale, ammiratore delle politiche di sviluppo liberiste che stanno sterminando i nostri popoli.

In realtà, la cosiddetta “Quarta Trasformazione” è iniziata con Miguel de la Madrid Hurtado, si è approfondita con Carlos Salinas de Gortari, ha proseguito la sua guerra di conquista con Ernesto Zedillo Ponce de León, Vicente Fox Quezada, Felipe Calderón Hinojosa ed Enrique Peña Nieto; ed ora continua col progetto ultra-sessennale di Andrés Manuel López Obrador e del Partido Movimiento de Regeneración Nacional. Per i popoli originari l’unico “vero cambiamento” è l’aumento delle menzogne, degli inganni, delle persecuzioni, delle minacce, degli arresti, dei soprusi, degli omicidi, del disprezzo, dello sfruttamento umano e della distruzione dell’ambiente; insomma: l’annichilimento della vita collettiva quale siamo.

Quello di cui hanno bisogno quelli che orchestrano la distruzione del mondo ce l’abbiamo noi, e lo difenderemo dalla sua trasformazione capitalista con la nostra resistenza e disobbedienza, benché, come vediamo, dobbiamo affrontare la trama militare di dominazione e repressione che sono lo stendardo del capitale che ricorre a corpi di polizia, militari, gruppi di scontro, cartelli della droga e paramilitari.

Il malgoverno federale poggia sulle stragi provocate da decenni di neoliberismo, approfondendo il disprezzo ed il razzismo per poter spogliare i popoli originari. Cerca l’indifferenza e ad essa si rivolge per domandargli se è d’accordo o no sulla distruzione che riveste di “progresso”. Ovvero, le sue presunte consultazioni non sono altro che il raccolto dell’odio e della paura lasciati dal capitalismo neoliberale. Questo raccolto viene chiamato “democracia”.

Di fronte a tutti i progetti preposti alla sottrazione ed alla distruzione dei nostri territori e culture, dichiariamo che le consultazioni popolari, e quelle organizzate anche in base al Trattato 169 dell’OIL, hanno lo scopo di convalidare i megaprogetti e rivestirli di una falsa legittimità. Denunciamo che le consultazioni che l’Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni organizza attualmente intorno al Plan Nacional de Desarrollo 2018-2024, al Treno Maya o all Corridoio Transismico sono una simulazione per la loro convalida. I nostri popoli, nell’esercizio dei loro diritti fondamentali all’autonomia e territoriali dicono NO alle politiche ed ai megaprogetti di sottrazione, morte e distruzione, così come alle consultazioni organizzate dai malgoverni per ottenere il consenso dei nostri popoli a queste politiche e megaprogetti.

Il governo neoliberale guidato da Andrés Manuel López Obrador ha gli occhi puntati sulle nostre comunità e territori, dove, con l’Istituto Nazionale dei Popoli Indigeni, si tende una rete di cooptazione e disgregazione che apre la strada ad una guerra industriale, fatta di progetti e violenze che, insieme alle altre guerre e reti di guerra, stende un’oscura ragnatela di morte sui popoli originari del paese.

Il Proyecto Integral Morelos, per esempio, consta di 2 centrali termoelettriche, gasdotti ed acquedotti che vogliono spogliare della terra, acqua, sicurezza, salute, identità e vita rurale i popoli indigeni nahua del vulcano Popocatépetl degli stati di Morelos, Puebla e Tlaxcala. La forza dello Stato e delle imprese Elecnor, Enagas, Abengoa, Bonatti, CFE, Nissan, Burlington, Saint Gobain, Continental, Bridgestone e molte altre, ha imposto questo progetto attraverso la violenza pubblica statale, federale e l’esercito, seminando terrore tra le comunità con la tortura, le minacce, l’arresto, la persecuzione giudiziaria, la chiusura di radio comunitarie ed ora con l’assassinio del nostro fratello Samir Flores Soberanes.

I neoliberisti, prima con i criminali Felipe Calderón ed Enrique Peña Nieto ed ora con Andrés Manuel López Obrador, vogliono distruggere la resistenza dei popoli che dicono NO al Proyecto Integral Morelos. Tuttavia, il razzismo seminato dal disprezzo capitalista, dalla disinformazione e dalla smemoratezza, tornano a criminalizzarci. Nel 2014 e nel 2018 AMLO disse che sarebbe stato dalla parte dei popoli indigeni contro la centrale termoelettrica a Huexca. Oggi ci chiama radicali di sinistra e conservatori, dicendo che è il denaro investito nel progetto la ragione principale per non fermare la morte che esso annuncia, senza che importino le sofferenze e la rabbia dei nostri popoli.

Oggi, ingannevolmente è definita “democrazia” la menzogna che chiamano “consultazione”, realizzata nel clima di violenza, disinformazione e diffamazione, senza nemmeno considerare i rischi che il Gasdotto Morelos comporta in una zona pericolosa come quella del vulcano sacro Popocatépetl, senza che si curino che si esaurisca l’acqua per l’irrigazione degli ejidos di Ayala e si inquini il Fiume Cuautla. Cioè, la vita non vale quando si parla del grande capitale.

Nei villaggi maya degli stati di Chiapas, Tabasco, Campeche, Yucatan e Quintana Roo, i luoghi sacri vengono strappati violentemente alle comunità per accrescere i guadagni di imprese turistiche transnazionali; si scatena una guerra in cui lo stesso treno che trasporterà i frutti dell’industria alimentare transgenica, trasporterà la carne dei mega allevamenti suini che distruggono le acque sacre dei cenote; lo stesso che servirà per collegare le zone economiche speciali di Puerto Progreso e Campeche nella penisola, dove inoltre impongono parchi eolici. Ugualmente, nei territori indigeni di Tabasco e Chiapas, dove, inoltre, questa guerra si mette in rete con i gruppi repressivi militari e paramilitari. Poi, diventa una sola guerra dei megaprogetti dispiegati sul territorio dei popoli originari dell’Istmo di Tehuantepec.

Mentre orchestrano la trasformazione capitalista contro i popoli maya, la terra viene rubata alle comunità, comprata per pochi pesos e distrutta dallo sfruttamento e dalla contaminazione transgenica in tutta la regione, fortemente colpita dalle sostanze chimiche usate in agricoltura.

Nei villaggi dei popoli originari che vivono nell’Istmo di Tehuantepec, il malgoverno capitalista annuncia l’imposizione del progetto voluto dai grandi capitali internazionali per il transito delle loro merci ed il saccheggio dei beni naturali e culturali del sud-sudest dove vivono un gran numero di popoli originari e dove si trovano le principali selve, boschi, fiumi e la zona a maggiore biodiversità del paese.

Il malgoverno capitalista usa le forme di imposizione dei governi precedenti per imporre questo megaprogetto di morte con cui si vogliono riattivare i porti di Salina Cruz e Coatzacoalcos collegandoli tra loro con un treno ad alta velocità per il trasporto di merci dei grandi capitali che controllano il mondo. È il neo porfirismo “trasformato” nei panni di “progressista”.

Vuole trasformare l’Istmo in un muro di contenimento della migrazione centroamericana e nazionale verso gli Stati Uniti, utilizzando i migranti in lavori precari e mal pagati nelle industrie maquiladoras, nelle fabbriche di automazione, nello sfruttamento forestale, i megaprogetti energetici, come i corridoi eolici, idroelettrici, così come nello sfruttamento di idrocarburi con metodi convenzionali e fracking, lo sfruttamento minerario e il trasporto di merci in tutta la frangia transistmica.

Questo progetto non è a beneficio delle comunità, né del paese, né trasporterà i nostri prodotti locali, ma è la consegna dei nostri territori e della nostra vita al capitalismo internazionale guidato dagli Stati Uniti, da dove partono reti di guerre per le quali non ci sono muri né contenimenti.

La versione “Quarta Trasformazione” del muro di Trump, non è altro che la moltiplicazione di muri costruiti dalla frontiera con Guatemala e Belize fino all’Istmo messicano. Queste muraglie si costruiscono con i materiali prodotto della distruzione della natura e dei popoli originari, ed il loro “collante” è il saccheggio, lo sfruttamento, il disprezzo e la repressione.

Nel centro del paese, l’espansione selvaggia di Città del Messico è accompagnata da sviluppo industriale e speculazione agraria ed immobiliare che sta portando alla distruzione di un’ampia zona. Con i lavori a Texcoco per il NAICM sono stati distrutti più di 100 colline per estrarre materiali con cui uccidere il lago, provocando la contaminazione delle fonti di acqua di tutta la regione. L’alternativa del nuovo governo, l’aeroporto nella base militare di Santa Lucía, è accompagnata dallo stesso saccheggio dei villaggi della zona che si vogliono gettare nella disgrazia che il capitale getta su tutti noi.

Con preoccupazione osserviamo, da una parte, che l’impresa PINFRA continua le opere dell’autostrada México Tuxpan-Peñón Texcoco, sui terreni dell’ejido di Nexquipayac, mentre diverse imprese vogliono continuare diverse opere del NAICM a Texcoco ed attualmente realizzano lavori che non sono debitamente giustificati; d’altra parte, il governo federale promette ai militari la gestione ed i profitti del nuovo aeroporto a Santa Lucía. È la tariffa in cambio della protezione del potere contro noi popoli che ci organizziamo per fermare la guerra in ogni angolo del paese, mettendoci sempre la vita. È per questo che il CNI-CIG continuerà a lottare per la cancellazione del progetto del NAICM sia che vogliano continuarlo a Texcoco o a Santa Lucía, come è la decisione dell’Esecutivo federale.

In questo senso e nell’esercizio dei nostri diritti territoriali ed all’autonomia, diciamo che questi megaprogetti cozzeranno contro la volontà dei nostri popoli.

Il malgoverno capitalista di López Obrador acuisce la guerra contro le donne del nostro paese, dunque, con il suo doppio appoggio ai potenti, porta all’aumento di femminicidi, tratta delle donne, tortura e sfruttamento. Per questo noi del Congresso Nazionale Indigeno e Consiglio Indigeno di Governo ed EZLN, pensiamo che se noi donne che lottiamo nei nostri villaggi in campagna ed in città ci organizziamo, riusciremo a minare, fino a farla cadere, questa guerra del capitale.

In basso, in tutte le geografie dei popoli originari, continuiamo a seminare l’autonomia, costruiamo ed esercitiamo il potere del basso in quello che sono anche reti di reti, ma di resistenza e disobbedienza, che sono anche lo specchio non solo di noi popoli del CNI – CIG ed EZLN, ma di molti altri ed altre che seminano la speranza e delle quali è specchio questa nostra terza assemblea nazionale.

Di conseguenza, da qui, denunciamo la guerra aperta contro la degna lotta della comunità indigeno nahua di Santa María Ostula, Michoacán, che utilizza la forza repressiva del malgoverno ai suoi tre livelli, così come i gruppi della criminalità organizzata, la stessa che viene dispiegata anche in tutto il territorio del paese come strumento di morte contro i nostri popoli e come giustificazione per la militarizzazione e la creazione della Guardia Nazionale.

Ci dichiariamo per il rispetto pieno all’autonomia dell’ejido Tila, nello stato del Chiapas e condanniamo le minacce di esproprio e repressione fatte dall’illegittimo commissario ejidale con l’appoggio dei malgoverni per la formazione di gruppi di scontro contro i nostri compagni che hanno dato esempio di dignità ed organizzazione.

Ugualmente, su accordo della nostra assemblea nazionale, continuiamo ad esigere la presentazione in vita del nostro compagno Sergio Rivera Hernández che è statodesaparecido dal 23 agosto 2018 per la sua lotta contro la miniera Autlán nella Sierra Negra di Puebla. Esigiamo la cancellazione del progetto idroelettrico Coyolapa-Atzala e dello sfruttamento minerario nella Sierra Negra.

Esigiamo la presentazione in vita dei 43 studenti di Ayotzinapa e giustizia per i compagni assassinati.

Esigiamo la cancellazione delle concessioni minerarie su tutto il territorio nazionale, che implicano la distruzione nello stato di Oaxaca, Sierra Sur, nel territorio chontal da parte dell’impresa Salamera, nella regione dei Chimalapas, dove la stessa impresa canadese attualmente vuole ampliare le sue concessioni, nel deserto di Wirikuta, San Luis Potosí ed in tutto il paese.

Rivolgiamo un appello per raddoppiare gli sforzi per la libertà del nostro compagno Fidencio Aldama Pérez, del popolo yaqui di Loma de Bácum, Sonora; e dei nostri compagni Pedro Sánchez Berriozábal, Rómulo Arias Mireles e Teófilo Pérez González della comunità nahua di San Pedro Tlanixco, nello Stato del Messico, e di tutti i prigionieri politici del Messico.

Vogliamo che cessino la persecuzione e le minacce contro i nostri fratelli e sorelle della comunità di Amilcingo, Morelos, da dove brilla la luce del nostro fratello Samir, da parte dei tre livelli del malgoverno che vogliono imporre ad ogni costo il Proyecto Integral Morelos.

Vogliamo la cancellazione del parco eolico conosciuto come Gunaa Sicarú, dell’impresa francese EDF, progettato su più di 4mila ettari appartenenti ai terreni comunali della comunità binnizá di Unión Hidalgo e respingiamo la consultazione che il governo vuole realizzare per ottenere il “consenso” allo stesso. Ugualmente vogliamo la cancellazione immediata degli studi di prospezione che stanno svolgendo gli speleologi appartenenti al PESH (Espeleológico Sistema Huautla) nelle grotte e nelle caverne della comunità mazateca di Huautla senza l’autorizzazione della stessa.

Invitiamo i popoli originari, le reti e le organizzazioni che hanno appoggiato il CIG-CNI, così come i collettivi e le organizzazioni di lavoratori, di studenti, di donne, di contadini e di giovani che lottano contro il capitalismo neoliberale, a far crescere le nostre resistenze e ribellioni e a partecipare all’Assemblea Nazionale dei popoli del Congresso Nazionale Indigeno e le organizzazioni, reti e collettivi che in Messico e nel mondo lottano e si organizzano, all’evento a motivo del centenario dell’assassinio del Generale Emiliano Zapata Salazar, i giorni 9 e 10 aprile del presente anno nello stato di Morelos, dove ancora una volta diremo con chiarezza:

SAMIR VIVE, VIVE, LA LOTTA CONTINUA, CONTINUA!

 

Distintamente

Dalla Terza Assemblea Nazionale del Congresso Nazionale Indigeno e Consiglio Indigeno di Governo.

Marzo 2019

Per la Ricostituzione Integrale dei Nostri Popoli

Mai Più Un Messico Senza Di Noi

Congresso Nazionale Indigeno

Consiglio Indigeno di Governo

Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale

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1 GENNAIO 2019: 25 ANNI DI RIVOLUZIONE ZAPATISTA E 5 ANNI DI 20ZLN

Non è certo guardando indietro che usciremo dal guado dove ci siamo cacciati. Ma non è certamente dimenticando chi prima di noi ha preso delle strade estremamente rischiose che poi sono diventate mito che troveremo il bandolo della matassa del futuro. E non è certo nella confusione del vale tutto, dei contorni sbiaditi, dell’assenza di ideologia e riferimenti culturali che si trovano le soluzioni. Sappiamo da dove veniamo. E sappiamo cosa vogliamo, un mondo diverso, possibile per tutte e tutti.

Abbiamo certamente bisogno di rivoluzioni e di esempi rivoluzionari, non del senso dello Stato, strumento sempre più adagiato sugli interessi del capitalismo. Continua a leggere 1 GENNAIO 2019: 25 ANNI DI RIVOLUZIONE ZAPATISTA E 5 ANNI DI 20ZLN