Tratto da Il Manifesto, Di Cristina Mastrandrea, 16.5.2014
Abbiamo chiesto ad Annamaria, del Comitato Chiapas Maribel di Bergamo (il nome in onore della Maggiore Maribel dell’Ezln, simbolo della condizione femminile e della sua partecipazione attiva alla lotta, alla vita politica e sociale) — formato da un gruppo di persone che dal 1996 hanno deciso di occuparsi del Chiapas dall’Italia – il suo parere su quanto sta accadendo ormai da anni in Chiapas e sul futuro del movimento zapatista e del suo popolo.
Cosa significano oggi per il Messico l’Ezln e le comunità zapatiste?
L’Ezln e le comunità zapatiste sono uno schiaffo morale per il potere politico in Chiapas e in Messico. Dopo 20 anni, cinque presidenti della Repubblica e otto governatori non hanno minimamente scalfito la resistenza e l’autorevolezza dell’Ezln e delle sue comunità che, malgrado siano trattati come «oggetti destinatari di interesse pubblico» (come sancisce la legge truffa del 2001), nonostante la violenza estrema, la militarizzazione dei territori di loro influenza, le aggressioni dei paramilitari con impunità garantita e una sostenuta guerra di bassa intensità e logoramento, oggi continuano a mantenere la loro autonomia con i Municipi Autonomi e si autogovernano attraverso le Giunte di Buon Governo, in contrapposizione al malgoverno ufficiale.
Cos’è e cosa significa «la guerra a bassa intensità»?
È una vera e propria guerra che in maniera occulta, subdola, silenziosa, provoca morte e distruzione come una guerra convenzionale senza però il clamore delle bombe e degli spari a cielo aperto. Il Chiapas continua ad essere un territorio fortemente militarizzato con la presenza di oltre 60.000 soldati dell’Esercito federale installati con i loro accampamenti militari nelle zone indigene. Si susseguono violenze e sgomberi forzati di intere comunità, uomini, donne e bambini che si aggiungono alle decine di migliaia di «profughi interni». È una guerra sporca per stroncare con il terrore, gli omicidi e la fame, la resistenza delle comunità indigene e dell’Ezln) che dal 1994 rispetta il cessate il fuoco e non ha più fatto uso delle armi.
Chi sono i paramilitari e da chi sono finanziati?
I paramilitari sono il braccio armato dei grandi proprietari terrieri locali e delle lobby politiche e finanziarie. Fanno il lavoro sporco che i malgoverni locali non possono compiere. È alla luce del sole il loro legame con i partiti politici locali, di tutti gli schieramenti. Negli ultimi due anni si sono prepotentemente riattivati in Chiapas dopo la scarcerazione dei colpevoli materiali del massacro di Acteal (il 22 dicembre 1997 a Acteal furono massacrati 45 indigeni: 16 tra bambini e adolescenti, 20 donne, alcune incinta, e 9 uomini, ndr) e quasi ogni giorno ormai si ha notizia di aggressioni e vessazioni da parte di elementi paramilitari contro le comunità zapatiste che vivono sulle terre recuperate ai latifondisti nel 1994.
Quanto è successo il 2 maggio credi sia un segnale che porterà ad un’escalation di violenza e di repressione?
Le modalità dell’agguato, le prove della premeditazione, la brutalità dell’assassinio del maestro zapatista José Luis Solís López sono la dimostrazione di questa escalation di violenza che getta le basi per situazioni simili a Acteal. Gli zapatisti anche in questo doloroso frangente stanno dimostrando, come sempre, la loro indiscussa coerenza, lucidità e correttezza. Da parte dei gruppi di potere locale e dai partiti politici ci si può aspettare di tutto. In questi 20 anni non hanno fatto altro che dimostrare in ogni occasione la loro malafede e pericolosità.