Ultimo giro nel territorio ribelle e autonomo Zapatista.
Gita domenicale ad Oventik per provare a consegnare una lettera con una richiesta d’intervista e far fare un giro al Caracol a Ricky.
Mentre scrivo queste righe penso e sorrido ricordando Arianna, mia amica e sorella, e la sua ricerca di risposte da parte di un paio di Giunte. Alcune risposte avute, per noi per ora invece nemmeno la possibilita’ di iniziare il dialogo.
Oggi nonostante siamo nel pieno del terzo turno dell’escuelita sembra che la giunta sia pronta a riceverci. Io pensavo che non riusciavamo nemmeno ad entrare.
CI mettiamo ad aspettare al sole, sulla panchina al lato sinistro della porta d’ingresso della JBG di Oventik, una cosa fatta spesso da tante persone.
Il tempo passa e ci dicono di aspettare un “ratito”. Arrivano altre due ragazze che aspettano l’ok dalla JBG per poter visitare il Caracol. Come spesso capita questo mette in confusione i piani, cosi’ anche noi veniamo accumunati alla richiesta di visita ed i sogni di consegnare la lettera con le domande per la JBG svaniscono.
Facciamo un giro del caracol numero 2, Ricky fa un po’ di foto, io incontro un compagno di San Andres e ci chiacchiero un po’, antiche conoscenze di questi luoghi, e poi andiamo al comedor che questa volta e’ aperto.
Anni fa quando i miei genitori sono venuti in territorio rebelde abbiamo mangiato li con alcuni ragazzi tedeschi. Mentre aspettavamo il cibo bevevamo tutti coca cola e guardavamo spiderman 2. Bene stavolta il clima e’ un po’ diverso. Ci siamo noi tre e una compagna che sta frequentando l’escuelita la televisione manda la ripresa video del 28 marzo del 2001, data che per molti vuol dire poco, per lo Zapatismo molto. Dopo la Marcia del Colore della Terra, iniziativa che ha fatto percorrere all’intera Comandancia General dell’EZLN il Messico dal Chiapas a Citta’ Del Messico per ottenere la messa in legge della Ley CO.CO.PA., gli Zapatisti vengono accolti dal congresso messicano. Beh a dire il vero il partito di maggioranza non si siede ad ascoltare. Ed e’ proprio il 28 marzo del 2001 che Esther, David, Zebedeo e Tacho parlano in quello spazio di potere venduto al neoliberismo. I discorsi sono toccanti e da un lato fa anche un certo effetto pensare che una lotta armata e rivoluzionaria esprima un rapporto di forza tanto alto da poter uscire dal suo territorio, attraversare il paese e parlare al palazzo del potere costituito (e combattutto) di quel paese. Questi discorsi letti sono una cosa, sentiti e visti anche se a distanza di 12 anni sono da pelle d’oca. Riascoltarli sapendo quello che poi e’ successo ovvero da un lato l’approvazione di una legge farsa e la risposta dell’EZLN cioe’ la costruzione dell’autonomia “fuorilegge”. La Ley Co.Co.Pa. avrebbe dovuto istituzionalizzare la possibilita’ di autorganizzare le popolazioni indigene, cosi se la legge non viene fatta, la legge viene applicata in autonomia.
Esther fini’ il suo discorso dicendo una cosa del tipo:
“Mi voz no faltó al respeto a nadie, pero tampoco vino a pedir limosnas.
Mi voz vino a pedir justicia, libertad y democracia para los pueblos indios.
Mi voz demandó y demanda reconocimiento constitucional de nuestros derechos y nuestra cultura.”
Con queste parole lascio il racconto, lascio praticamente il Chiapas sicuramente lascio il territorio Zapatista, spero non la mia capacita’ di fermarmi ad aspettare il tempo, fuggire dalla voglia di avere tutto e subito, portarmi dentro la forza di sapermi fermare, ascoltare, rilassare, perdere nei tempi di altri (senza perdere comunque di vista il traguardo, anche solo fosse quello intermedio). La fiducia in questa lotta mi permette di stare seduto ore a far niente e aspettare un no senza perdere la voglia di continuare a fare le cose. Indubbiamente e’ anche una medica per il corpo e per la mente, ma una medicina che spesso dovrei trasformare in metodo. Beh sapere che pero’ questo e’ solo un arrivederci mi strappa il sorriso migliore degli ultimi mesi, perche’ quando sono partito per venire qui mi ero detto che era l’ultima volta, adesso so che non puo’ esserlo perche’ questo e’ il lato del mondo dove ricarico pile, voglie ed energie, questa e’ la lotta piu’ grande del mondo dalla quale trovo sempre spunti d’interesse e captare emozioni, questo e’ il posto dove voglio essere a supportare compagne e compagni ma non il posto dove voglio costruire il mio intervento politico perche’ tra le cose che insegna lo Zapatismo c’e’ quella che le lotte devono essere in ogni angolo del mondo, e solo la presenza di queste lotte ovunque puo’ far vincere chi sta in basso a sinistra.
Essere altra campagna o sexta internazionale significa essere in una rete di supporto, mutualismo, collaborazione e condivisione ma dove ognuno costruisce nel suo territorio la sua lotta. E se toccano uno toccano tutti.
Arrivederci territorio rebelde, arrivederci escuelita, arrivederci CCRI, arrivederci JBG, il tempo di separazione sara’ quello che sara’ quello che separa dal secondo livello dell’escuelita’.
Viva EZLN!