Samir Vive. 527 anni di resistenza indigena. [galleria foto]

Il 12 ottobre è la data con cui in Europa si ricorda la cosiddetta ‘Scoperta dell’America’. Da questa parte dell’oceano si commemora l’inizio della resistenza dei popoli indigeni davanti al saccheggio e il genocidio della conquista. Quest’anno si contano 527 anni di lotta. Sì perché ancora oggi le multinazionali e le grandi imprese, europee e non, continuano a saccheggiare i territori e a sfruttare le risorse su cui fanno affidamento le comunità dei popoli originari. Dall’Amazzonia alle coste del Golfo del Messico, dagli appezzamenti di terra in Patagonia alle fonti d’acqua del Mesoamerica. I grandi imprenditori vedono profitti e speculazione dove i popoli millenari sono riusciti a mantenere uno stile di vita rispettoso dell’ambiente e delle risorse naturali.

Quest’anno, il 12 ottobre, è anche la giornata di mobilitazione in memoria di Samir Flores, fondatore della Radio Comunitaria di Amiltzinko e leader dentro il fronte FPDTA che riunisce varie comunità dello stato di Morelo, Tlaxcala e Puebla che resistono per difendere la terra e l’acqua nei loro territori. Il 20 febbraio del 2019 è stato assassinato davanti a casa sua. Dieci giorni prima, il 10 di febbraio, si era esposto partecipando a una protesta durante un incontro del neo-eletto presidente Lopez Obrador che promuoveva un referendum locale a proposito della costruzione di una centrale termo-elettrica. Samir portava uno striscione con scritto che le comunità avevano già cancellato il progetto energetico perché dannoso per la loro salute e il loro territorio. Il presidente Obrador, salito in carica da poche settimane, aveva tradito le sue stesse promesse e assicurazioni fatte durante la campagna elettorale esprimendosi a favore della termo-elettrica ed etichettando come conservatori i detrattori dell’impianto.

Durante la mobilitazione internazionale lanciata dal Congresso Nazionale Indigeno, si è cercato di dare visibilità alle diverse lotte contro i mega-progetti che il nuovo governo propone come opportunità di sviluppo per le zone rurali del paese, tra cui il Tren Maya, il corridoio trans-istmico, il Progetto Integrale Morelos (di cui faceva parte la termo-elettrica criticata da Samir) e molti altri. A Città del Messico, la manifestazione è iniziata davanti al monumento di Cristoforo Colombo, simbolo dell’inizio del saccheggio e dello sfruttamento capitalista del territorio. Tra i cartelli e gli striscioni tanti riferimenti ad altre lotte per l’autonomia e la difesa della terra. Chi ricordava Berta Caceres e chi denunciava il caso del Lonko Facundo, combattente mapuche che si trova in carcere per il suo impegno politico. Tanta solidarietà alla resistenza kurda in Rojava e molti cori in sostegno del popolo ecuadoriano. Nell’attuale contesto continentale, le organizzazioni indigene sembrano essere la voce preponderante tra chi si oppone al modello extravvisita e neo-liberista, riuscendo a proporre un’analisi e delle pratiche di lotta che mettono in crisi gli interessi economici delle grandi imprese e per questo subiscono una repressione violenta, in alcuni casi, come in quello di Samir Flores, mortale.