Nuova intervista targata 20ZLN sulla lotta dei maestri e delle maestre della CNTE in Messico. Abbiamo Intervistato un membro della commissione comunicazione della CNTE del Chiapas, Jose Luis Pavelguevara Escobar Perez, con lui parliamo della situazione attuale, dei motivi per cui il sindacato dal 2012 lotta contro la “riforma educativa” e un pò del Messico in generale.
– Perchè la popolazione del Messico solidarizza con la lotta della CNTE?
La solidarietà che appoggia la lotta dei maestri, che va dai padri di famiglia ai gruppi religiosi passando per l’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (tra venerdì 8 e domenica 10 luglio gli Zapatisti hanno consegnato diversi generi di prima necessità ai presidi della CNTE come forma di solidarietà NDT) si è radicalizzata e formata perchè l’esempio della riforma energetica, venduta come occasione per i cittadini e come percorso che avrebbe abbassato il costo della benzina che invece ha generato il contrario, ha chiarito che queste riforme strutturali non sono per la popolazione. Così tutti si sono uniti nella difesa della scuola pubblica. Oltre al fatto che i poveri in Messico spesso non possono andare all’università, non perchè meno intelligenti ma perchè per le situazione di povertà in cui vivono non possono terminare i cicli di studi nelle scuole primarie e secondarie. E così si sta solidarizzando con la nostra lotta.
– In cosa consiste questa riforma educativa
La riforma educativa nasce da una proposta di un gruppo chiamato “Organizzazione del commercio e dello Sviluppo Economico” che segue le posizioni dei gruppi industriali e delle persone più ricche del paese, riuniti sotto il gruppo chiamato “Prima i Messicani”. Cosa vuole fare? Vuole prima di tutto licenziare 1 milione e 800 mila tra maestre e maestri, cancellare i diritti collettivi e i contratti “di base”e poi iniziare a svendere la scuola pubblica. Cioè andare sempre più nella direzione della privatizzazione della scuola. La riforma educativa modificando l’articolo 3 e 73 della costituzione messicana così assieme agli articoli 52 e 53 della “riforma” stessa (chiamata anche Legge generale del servizio professionale docente NDT) va velocizzare sempre più all’ingresso dell’impresa privata dentro il mondo della formazione. “Così da mercantizare l’educazione.”
– Come riformeresti tu la scuola pubblica messicana?
Prima di tutto per fare una vera riforma educativa si dovrebbe prendere in considerazione la voce e le idee dei soggetti coinvolti nell’educazione quindi maestri e maestre, genitori e alunni. A differenza proprio di com’è fatta questa supposta “riforma educativa” che non risponde a nessuna domanda di maestri, genitori e studenti perchè è una riforma che si basa sulla riforma del lavoro dentro il mondo dell’istruzione. Poi si dovrebbe creare un piano di studi e un modello capace di rispondere alle grandi differenze sociali e locali che il Messico si porta in seno. Oggi esistono solo programmi di studio omogenei, nazionali, unici. Come se tutto il Messico fosse uguale. Ma in Messico abbiamo più di 57 etnie e lingue. E queste differenze non sono prese in considerazione. La grande ricchezza culturale e le differenze culturali si trovano soprattutto nei quattro stati che hanno fatto partire la lotta contro la riforma, e che lottano di più, Michoacan, Chiapas, Guerrero, e Oaxaca.
– Come si vive mediamente in Messico?
Guarda, viviamo tristemente in un paese di oltre 150 milioni di persone. 80 milioni vivono sotto il livello di povertà, e 20 miliono sono ancora più poveri e vivono nella povertà estrema. Poche famiglie detengono tutta la ricchezza del nostro paese. Abbiamo anche l’uomo più ricco del mondo, Carlos Slim. Il popolo del Messico vive con un salario medio giornaliero di 70 pesos al giorno (meno di 4 euro NDT) ma qui un chilogrammo di carne vale 150 pesos. Impossibile un operaio vestire, nutrire e mandare a scuola i suoi figli. Ciò incide proprio sulla basso livello di scolarizzazione dei bambini e della bambine nel nostro paese. Chiapas, Oaxaca, Guerrero e Michoacan hanno i livelli più bassi di scolarizzazione infatti. Ma anche i più bassi in termini di nutrizione, giustizia sociale e accesso alla casa. Sono gli stati che si identificano come stati marginali e dimenticati. E sono gli stati dove sta il più alto tasso di popolazioni indigene nel paese.
– Pensate di portare a casa dei risultati con il dialogo con il governo?
Guarda noi pensiamo di aver pagato già duramente la difesa dell’educazione pubblica. Possiamo già contare molte persone a noi solidali arrestate per le loro idee, diverse arresti politici tra le fila del nostro sindacato. Decine di morti e di feriti in tutto questo tempo che stiamo passando a lottare. Oggi molti intelletuali e accademici e rappresentati della chiesa prendono parola per solidarizzare con noi. Pensiamo che sia arrivato il momento che il governo debba iniziare ad ascoltare e non possa più pensare di imporre la cosidetta riforma educativa con il sangue e il fuoco. Oggi ripartiranno i dialoghi (è fissata una riunione tra governo del Messico e la CNTE a partire dalle 16.00 dell’11 luglio 2016 NDT), abbiamo tutta la sperenza che il governo abbia la sensibilità e l’inteligenza politica necessaria per capire che si debba trattare su una cosa che non può esistere e andare avanti vista la contrarietà dei principali attori dell’insegnare e apprendere. In Chiapas siamo 100mila maestri attivi in uno sciopero senza fine che sta paralizzando lo stato, da più di 54 giorni come sta accadendo in diversi stati del paese.