Dopo il primo gennaio a Oventik, siamo ritornati in una realtà parallela leggermente più vicina al nostro mondo.
Come le emozioni forti di ieri, anche il sole si rifiuta di abbandonarci.
Il Cideci appare improvvisamente vuoto, nonostante le centinaia di persone sparse sui prati all’ombra, nelle sale ad ascoltare, ai banchetti, nel refettorio. Le delegazioni del CNI se ne sono andate, parte della carovana di Città Del Messico è partita alla volta della capitale e molti partecipanti erano o troppo stremati dalle fatiche di ieri o troppo sconvolti dalla notizia della candidata per venire al festival.
A tratti sembra che le lezioni siano riprese come se niente fosse ma tutti sanno che è successo qualcosa. Lo si percepisce nei momenti di disattenzione agli incontri, nelle discussioni origliate in coda, nelle nuvolette del pensiero delle persone assorte.
Non è facile togliersi dalla testa la giornata di ieri.
Non deve essere facile per gli alunni zapatisti, che avranno il compito di rispiegare, al loro ritorno nelle comunità, le parole della Dott.ssa. Kristin Mercer, “L’effetto dei soldi sulle ricerche accademiche”, del Dr. Gabriel Ramos Fernández, “Complessità e incertezza: gli scienziati e la presa di decisioni”, della Dott.ssa. Gertrudis Hortensia González Gómez, “Alcune promesse delle scienze, o come prenderci cura della nostra salute”, di Alejandro Muñoz, “García a Nuevo León e la visione libera-scientifica-tecnologica per il XXI secolo”, della Dott.ssa. Valeria Souza Saldívar e del Dr. Luis Eguiarte Fruns, “Il paradigma dell’acqua”.
Noi ci concentriamo sempre sugli incontri o sulle parti di incontri che mettono in relazione scienza e politica, scienza ed economia, scienza e società, ci concentriamo sulla sfumatura politica. Agli alunni zapatisti, invece, interessa tutto, prendono appunti sulla composizione di una galassia come dei problemi tra ricerca scientifica e capitalismo. A volte non vorrei davvero essere nei loro panni, oggi misteriosamente arricchiti di nastrini di diversi colori sul passamontagna, il cui significato è ancora un mistero.
Fino a ieri sera la felicità e l’emozione avevano tirato su delle barricate per non far entrare la stanchezza ma stamattina l’eccitazione ha cominciato a cedere e le palpebre hanno cominciato a diventare pesanti anche se ci eravamo appena svegliati.
Però non possiamo non essere attenti e vigili, anche con l’aiuto di qualche tazza di caffè, all’ultima sessione della giornata: quella del Dr. Pablo Gonzalez Casanova, che, dall’alto dei suoi 95 anni fin troppo ben tenuti, apre il suo discorso con una dedica alla candidata indigena. Nel suo incontro, intitolato “Capitalismo: crisi e alternative”, spiega come l’alternativa al capitalismo o alla crisi violenta dello stesso possa non essere catastrofica.
Casanova è stato investito da parte dell’UNESCO del premio internazionale Josè Martì per la difesa dell’identità dei popoli indigeni dell’America Latina, è stato presidente della facoltà di scienze politiche e sociali all’università UNAM, nonché rettore della stessa UNAM, e ricopriva ancora ruoli di rilievo all’interno dell’università quando si suppone che il supposto, ora defunto, Marcos era studente.
Da annoverare nelle cronache, c’è l’inizio dell’intervento del supGaleano, tornato alchimista, che dichiara che Casanova è di per se un Municipio Autonomo Ribelle.
Il Sup oggi discute di “Alchimia zapatista”. L’alchimia, a differenza delle pseudoscienze rifiutate dallo zapatismo, aspira a liberarsi, a purificarsi degli elementi non scientifici. La scienza è conoscere, poi conoscere per trasformare ma per gli zapatisti è anche aprire nuovi orizzonti.
Vi regaliamo un immagine per chiudere il racconto è quella del comandante Tacho che si aggira per il Cideci, seguendo le lezioni di divulgazione, con uno zainetto verde fluorescente, ora 20ZLN vi augura buonanotte o buongiorno e vi saluta fino alla prossima puntata.
2/01/17, ore: in ritardo CIDECI, Centro de Medio Libres