Frayba. Storia di nativi, diritti e vescovi

L’intervista calendarizzata per ieri è stata prima posticipata di un’ora, poi di un giorno. Dev’essere per questo che stamattina camminavamo a grandi passi, su e giù dagli alti marciapiedi del Cerrillo, per raggiungere prima possibile la sede del Frayba.

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Alle origini della storia di oggi ci sono due vescovi. Uno appena più giovane di Cristoforo Colombo, l’altro coetaneo di Mike Bongiorno. Bartolomé De Las Casas, prima che vescovo di San Cristobal (la citta’ gli deve metà del nome attuale), era un encomendero pentito che tra i primi si battè contro il colonialismo Continua a leggere Frayba. Storia di nativi, diritti e vescovi

Quanto pesa il primo di gennaio?

Si puo’ raccontare la fine di un anno con l’inizio del nuovo? E un 31 dicembre a partire dal primo di gennaio? Si puo’ riaprire gli occhi mentre il nostro mondo si attarda nei saluti prima di lasciarsi alle spalle qualcosa? Si se puede!

Alle 5 in punto l’eco di una voce maschile risuona ripetutamente negli altoparlanti. Contro ogni previsione, avvolto nel sacco a pelo, ho tenuto la posizione per tutta la (breve) notte in elegante stile mummia. In un tempo infinitesimale annodo le mie chincaglierie ai fili dell’amaca, scavalco un paio di ultracorpi avvolti nei loro sudari e acchiappo alla tienda del Caracol una taffa di cafesito fumante prima di salire il sentiero fangoso che porta al campo da basket.

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Sei compas attraversano il perimetro del campo a passo militare, in mano la bandiera tricolorata messicana e quella nera a scritte rosse dell’EZ.
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Un paio di cose da dire a voi

Ad un passo dalla chiusura dell’anno sono appena tornato pure io dall’escuelita. Tra arrivi e partenze per la terza sessione (2/6 gennaio) la casa è un caravanserraglio di sguardi, zaini, dentifricio, gamelle fumanti e padelle incrostate. Inoltre internet non funziona e forse, per un paio di giorni, possiamo pure rilassare il tempo di battuta sulla tastiera.
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La prima cosa che volevo dirvi è che io la mia escuelita non ve la racconto mica. Non qui almeno.

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Saluti, escuelita e una digressione sull’armetagnol

Stamattina una timida carovana di internazionali s’è mossa dalla casa. In combi, a piedi, in taxi siamo arrivati, mescolati a tanti altri, alla registrazione per l’escuelita zapatista e l’emozione era decisamente palpabile. Negli sproloqui e nei silenzi, nei desiderata e negli scongiuri, nella liste delle compere e delle faccende da ultimare per tempo, all’Univeridad de la tierra si respirava il senso di una cosa grande, da farsi insieme.20131220_142113

Qui mi tocca una variazione dal tema. La ricchezza di sfumature degli internazionali di lingua spagnola e la traballante conoscenza della lingua di tutti gli altri (mi fregio d’essere tra i leader di questa seconda fazione) ci hanno portato nell’arco di una settimana di vita comunitaria a coniare un’improvvisata, mutevole e divertente lingua d’incontro: l’armetagnol. Continua a leggere Saluti, escuelita e una digressione sull’armetagnol

Minuzie sulla via per Acteal

Dalla posada partiamo in nove: un’argentina, una catalana, due messicani, una greca e tre italiani. Alle 6.12 siamo fuori casa e, passato il sonnolento mercato della frutta dei fiori e delle candele, raggiungiamo “en un ratito” la stazione dei taxi. Ad Acteal, senza un mezzo proprio, si arriva solo così: 50 pesos a testa e un’ora e mezzo abbondante di viaggio. Quattro nel primo taxi, quattro nel secondo..diciamo che mi offro per il viaggio in solitaria nel terzo.20131222_071015

Tempo mezz’ora e il sole sale, improvviso e inaspettato, da dietro la cresta delle montagne. In rapida sequenza accende i colori, aggredisce la coltre di foschia e attacca a scaldare dai vetri dell’auto. Affianco a me siede una donna con la sua bimba, fuori corrono spuntoni di roccia chiara che al passaggio del taxi vengono avvolti dentro riccioli di polvere rossa. Continua a leggere Minuzie sulla via per Acteal