Dichiarazione dell’Assemblea Costitutiva del Consiglio Indigeno di Governo
Dall’Assemblea Costitutiva del Consiglio Indigeno di Governo, dove ci siamo dati appuntamento popoli, comunità, nazioni e tribù del Congresso Nazionale Indigeno: Apache, Amuzgo, Chatino, Chichimeca, Chinanteco, Chol, Chontal de Oaxaca, Chontal de Tabasco, Coca, Cuicateco, Mestizo, Hñähñü, Ñathö, Ñuhhü, Ikoots, Kumiai, Lakota, Mam, Matlazinca, Maya, Mayo, Mazahua, Mazateco, Me`phaa, Mixe, Mixe-Popoluca, Mixteco, Mochó, Nahua o Mexicano, Nayeri, Popoluca, Purépecha, Q´anjob´al, Rarámuri, Tének, Tepehua, Tlahuica, Tohono Odham, Tojolabal, Totonaco, Triqui, Tseltal, Tsotsil, Wixárika, Xi´iuy, Yaqui, Binniza, Zoque, Akimel O´otham, Comkaac, diciamo al mondo la nostra parola urgente.
Ci troviamo in un grave momento di violenza, di paura, di lutto e di rabbia per l’acuirsi della guerra capitalista contro tutte e tutti nel territorio nazionale. Assistiamo all’assassinio di donne, solo per il fatto di essere donne, di bambini, solo per il fatto di essere bambini, di popoli, solo per il fatto di essere popoli.
La classe politica si è ostinata a fare dello Stato una corporazione che vende la terra che è dei popoli originari, dei contadini, dei cittadini, e che vende le persone come fossero una merce che si ammazza e si seppellisce come materia prima dei cartelli della droga, che si vende alle imprese capitaliste affinché le sfruttino fino allo sfinimento o alla morte, o che si vende a pezzi sul mercato illegale degli organi.
Il dolore dei familiari dei desaparecidos e la loro risolutezza per trovarli, malgrado i governi facciano di tutto perché non li trovino, perché insieme a loro apparirebbe anche il putridume che comanda in questo paese.
Questo è il destino che quelli di sopra costruiscono per noi, attenti a che la distruzione del tessuto sociale, di ciò che ci conferma come popoli, nazioni, tribù, quartieri, colonie, perfino famiglie, ci tenga isolati e soli nella nostra desolazione, mentre loro consolidano l’appropriazione di interi territori, nelle montagne, nelle valli, sulle coste, nelle città.
È la distruzione che abbiamo non solo denunciato, ma affrontato per 20 anni e che evolve nella maggior parte del paese in una guerra aperta lanciata da corporazioni criminali che agiscono in sfacciata complicità con tutti gli organi del malgoverno, con tutti i partiti politici e istituzioni. Tutti loro configurano il potere di sopra e sono motivo di ripugnanza per milioni di messicani delle campagne e delle città.
In mezzo a questa ripugnanza continuano a dirci di votare, di credere nel potere di sopra che continua a disegnare ed imporre il nostro destino.
In quella direzione noi vediamo solo la guerra che cresce e all’orizzonte c’è la morte e la distruzione delle nostre terre, delle nostre famiglie, della nostra vita; c’è la certezza assoluta che questo diventerà peggio, molto peggio, per tutti, per tutte.
Ribadiamo che solo nella resistenza e nella ribellione abbiamo trovato le strade possibili per continuare a vivere, che in esse ci sono le chiavi non solo per sopravvivere alla guerra del denaro contro l’umanità e contro la nostra Madre Terra, ma per rinascere insieme ad ogni seme che seminiamo, con ogni sogno e con ogni speranza che si va materializzando nelle grandi regioni in forme autonome di sicurezza, di comunicazione, di governi propri a protezione e difesa dei territori. Pertanto, non c’è altra strada possibile che quella che si percorre in basso, perché quella di sopra non è la nostra strada, è la loro, e noi gli diamo fastidio.
Queste uniche alternative nate dalla lotta dei nostri popoli esistono nelle geografie indigene di tutto il nostro Messico e insieme siamo il Congresso Nazionale Indigeno, che abbiamo deciso di non aspettare il disastro verso cui indubbiamente ci portano i sicari capitalisti che governano, ma di passare all’offensiva e concretizzare questa speranza nel Consiglio Indigeno di Governo per il Messico, che scommetta sulla vita dal basso e a sinistra anticapitalista, che sia laico e che risponda ai sette principi del comandare obbedendo come nostra garanzia morale.
Nessuna rivendicazione dei nostri popoli, nessuna determinazione ed esercizio di autonomia, nessuna speranza resa realtà è stata soddisfatta dai tempi e forme elettorali che i potenti chiamano democrazia. Per questo non solo vogliamo strappare loro il destino che ci hanno tolto e rovinato, ma vogliamo smontare quel potere marcio che sta uccidendo i nostri popoli e la madre terra, e le uniche crepe che abbiamo trovato e che hanno liberato coscienze e territori dando consolazione e speranza, sono nella resistenza e nella ribellione.
Per decisione della nostra assemblea costitutiva del Consiglio Indigeno di Governo, abbiamo deciso di nominare come portavoce la nostra compagna María de Jesús Patricio Martínez, del popolo Nahuatl, il cui nome cercheremo di inserire sulle schede elettorali per la presidenza del Messico nell’anno 2018, e che sarà portatrice della parola dei popoli che formeranno il C.I.G., a sua volta altamente rappresentativo della geografia indigena del nostro paese.
Dunque, non cerchiamo di gestire il potere, vogliamo smontarlo partendo dalle crepe che conosciamo e di cui siamo capaci.
Confidiamo nella dignità ed onestà di coloro che lottano; dei maestri, degli studenti, dei contadini, degli operai, dei braccianti, e vogliamo che si approfondiscano le crepe che ognuno di loro ha scavato smontando, in grande e in piccolo, il potere di sopra, vogliamo scavare tante crepe e che esse siano il nostro governo anticapitalista e onesto.
Il nostro appello è rivolto alle migliaia di messicani e messicane che hanno smesso di contare i propri morti e desaparecidos, che in lutto e sofferenza hanno alzato il pugno e sotto la minaccia anche a costo della propria vita si sono lanciati senza paura della dimensione del nemico ed hanno visto che le strade esistono e sono nascoste nella corruzione, la repressione, il disprezzo e lo sfruttamento.
Il nostro appello è rivolto a chi crede in se stesso, al compagno che ha di fianco, che crede nella sua storia e nel suo futuro, che non ha paura di fare qualcosa di nuovo, perché questo sentiero è l’unico che ci dà la certezza dei passi che stiamo facendo.
Il nostro appello è ad organizzarci in tutti gli angoli del paese per riunire gli elementi necessari affinché il Consiglio Indigeno di Governo e la nostra portavoce sia candidata indipendente alla presidenza di questo paese e sì, rovinare la loro festa basata sulla nostra morte e fare la nostra, basata sulla dignità, l’organizzazione e la costruzione di un nuovo paese e di un nuovo mondo.
Invitiamo tutti i settori della società a seguire le iniziative che deciderà e definirà il Consiglio Indigeno di Governo attraverso la nostra portavoce, a non arrendersi, non vendersi, non deviare né riposare e continuare ad intagliare la freccia che porterà all’offensiva di tutti i popoli indigeni e non indigeni, organizzati e non organizzati, per puntarla contro il vero nemico.
Traduzione “Maribel” – Bergamo http://chiapasbg.com/2017/05/31/ora-e-giunta/