Ultimi sette intensi giorni in Messico, riassunto ed interviste

Settimana intensa in Messico.

Prima la triste notizia della morte del 98enne Don Félix Serdán Nájera, dal 1942 membro delle resistenze campesine assieme a Ruben Jaramillo ded esponente delle lotte sociali fino all’ultimo suo respiro. Nel 1994 l’EZLN lo nomina maggiore onorario. Don Felix descrisse lo zapatismo già nel 1994 come la continuazione delle battaglie iniziate dai Generali Zapata e Jaramillo.

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Poi la dura repressione della manifestazione di maestre e maestri ad Acapulco, stato del Guerrero, repressione terminata con l’omicidio di un maestro 65, e la violenza sessuale su 4 maestre fermate negli scontri. Nelle stesse ore paramilatari attaccavano e sgomberavano una comunità zapatista, nella selva lacandona. Poi nuove violenze anche a El Rosario nel Caracol 3 de La Garrucha

Giovedì 26 febbraio la nona giornata globale in appoggio alla lotta degli studenti e dei genitori dei 43 studenti scomparsi di Ayotzinapa viene aperta con la notizia che Jesus Murillo Karam, responsabile della Procura Generale della Repubblica, si sarebbe dimesso lasciando così un pesante vuoto istituzionale nella gestione del caso degli studenti scomparsi. Karam è colui che il 7 novembre nominò la famosa frase “Ya me cansè” difronte alle domande dei giornalisti alla conferenza stampa dove la PGR dava la sua verità sui fatti del 26 di novembre.

Migliaia di persone nel Messico e nel mondo hanno nuovamente solidarizzato con la lotta e la situazione degli studenti scomparsi. Nuovamente le piazza si sono riempite e nuovamente la polizia ha represso i cortei in tante parti del Messico.

Diventate ufficiali le dimissioni di Karam, Pena Nieto si è congraturato pubblicamente con il lavoro svolto dalla PGR sul caso Ayotzinapa.

Nuovamente il governo federale, per finire in bellezza, ha negato ai Normalisti la possibilità di entrare nelle basi militari del guerrero per trovare tracce degli studenti. Parenti e studenti hanno risposto che troveranno il modo di far cambiare questa decisione.

Anche a Xochicuatla e Amilcingo, due sedi del primo festival Mondiale delle Resistenze e Ribellioni contro il capitalismo, abbiamo visto crescere la tensione e intervenire gli apparati repressivi dello stato.

Dopo una cronaca così fredda e frettolosa degli ultimi difficili giorni in Messico, ma anche pieni di risposte, reazioni, resistenze e continue ribellioni, riportiamo due interviste fatte in questi a Omar Garcia, portavoce degli studenti di Ayotzinapa, e a Enrique del Frente Popular Francisco Villa di Città del Messico.

– Cos’è successo in Messico per le nona giornata a sostegno di Ayotzinapa?

Omar: Al compiersi dei 5 mesi di scomparsa dei nostri compagni abbiamo convocato una nuova giornata globale di azione per chiedere la presentazione in vita degli stessi. E abbiamo visto ancora molta gente che ha solidarizzato con noi!

– Sta cambiando l’impianto repressivo dello stato?

O: Si le politiche repressive si sono indurite in questi 5 mesi. Come forze sociali in lotta davamo per scontato che potesse succede e così vediamo che la forza pubblica viene usata contro di noi, contro chi porta pubblicamente alcune questioni e opposizioni. Infatti come tu hai già detto è successo quello che è successo l’altro giorno ad Acapulco con la morte del Maestro Claudio. Non sappiamo quello che potrà succedere ma noi sicuramente continueremo. Per esempio adesso ci sono esperti panamericani che stanno riguardando il caso dei 43 studenti scomparsi.

-E’ cambiata un po’ la vostra vita in questi 5 mesi

O: La vita continua. Certo la dinamica delle nostre vite è cambiata. Stiamo lottando in maniera costante e continuativa e così ci sono compagne e compagni che si muovono in ogni luogo. E anche i padri e le madri dei 43 continuano a viaggiare. Così possiamo raccontare a chiunque lo chieda la nostra versione, e raccontare quello che succede secondo noi.

Enrique – Fronte Popolare Francisco Villa Indipendente

-Come vedete voi la situazione politica in Messico in questi giorni?

E: E’ una situazione molto complicata. Stanno crescendo i livelli di violenza e si fa un uso della repressione in maniera più “aperta” e “pubblica” e quindi si chiudono gli spazi di dialogo e di democrazia. Allo stesso tempo essendo vicini ad una nuova tornata elettorale si cerca di nascondere tutto questo.
Nel 2000, attorno al 2000 in Messico si è iniziato a dire che ci fu una “rottura” nel percorso di costruzione democratica del paese, con il cambio di governo tra PRI e PAN. Bene noi abbiamo sempre detto che invece la relazione era di continuità, non di rottura, perchè ne il sistema economico ne quello politico (se non inteso come partito) ha avuto un cambio di passo. E in questa continuità violenza e repressione sono state una costante. (7.15)
-Ci puoi raccontare il legame tra crimine organizzato e potere politico ed economico in Messico?

E: Quello che posso dirti che ci sono due differenti politiche, due modalità di affrontare la questione e renderla in qualche maniera pubblica. Colpi spettacolori da una parte, iniziati con l’incarico di Pena Nieto, con la cattura di alcuni grandi capi del crimine organizzato. Dall’altra parte però vediamo che la struttura complessiva dei diversi cartelli non viene toccata. Tutti restano al loro posto. Diciamo che questa è una delle due modalità che si stanno usando per giustificare e legittimare la così detta guerra al narcotraffico.
Non abbiamo visto un cambio nel traffico di sostanze e una limitazione dei guadagni legati alla droga. Così come una rottura nelle relazioni tra crimine e potere economico in questi giorni.
così l’altra cosa che vediamo è che ci sembra sempre più chiaro come si stiano usando i diversi gruppi criminali come polizia irregolare nei diversi territori, come abbiamo visto nel caso di Ayotzinapa dove l’azione del crimine organizzato sia stata quella di rapitori e possibili sicari dei 43 compagni studenti. Per di più è sempre più difficile pensare che ci sia differenza tra polizia e narcos. Non solo li nel Guerrero. Ma anche in Ostula per esempio, o in Michoacan anche, dove abbiamo visto che i cittaddini hanno dovuto organizzarsi e combattere contro il governo federale e statale e contro i narcos allo stesso tempo.